Il nuovo anno parte come il vecchio Colf e badanti, subito la stangata

E’ probabile un aumento degli stipendi superiore al 9%. Potrebbe diventare automatico da metà gennaio. Si cerca un accordo tra associazioni datoriali e sindacati, ma l’impennata dell’inflazione lo rende difficile

Migration

Il 2023 parte come era finito il 2022, ovvero nel segno dei rincari. I carburanti costano già di più per effetto dello stop allo sconto sulle accise (quello che ancora era rimasto) e dalla metà di gennaio c’è il rischio concreto che anche per colf e badanti si debba pagare oltre il 9% in più, senza contare la difficoltà a trovare personale. Sul mercato infatti sono pochissime le persone disponibili rispetto alla domanda e ci sono problemi legati al lavoro nero, perché quando i canali ufficiali stentano a dare risposta e il malato "chiama" molte famiglie ripiegano su forme di assistenza non regolare trovata per passaparola.

Partiamo dagli stipendi. Per effetto dell’adeguamento automatico delle retribuzioni all’inflazione che potrebbe scattare in assenza di accordo tra associazioni datoriali e sindacati (un secondo incontro, dopo il fallimento del primo, è previsto per domani), le famiglie potrebbero pagare presto per l’aiuto domestico oltre il 9% in più. Non proprio una banalità se si pensa che per un badante servono mediamente circa 1700 euro mensili. Se anche il secondo confronto non dovesse portare ad un acccordo, ce ne sarà un terzo dopo 15 giorni, come prevede la norma, ma a quel punto, in caso di nuova fumata nera, l’aumento di oltre il 9% delle retribuzioni sarà realtà.

"L’adeguamento questa volta sarà più pensante per effetto dell’inflazione", commenta Luciano Lacaria della Cgil pensionati, prima di aprire il fronte della mancanza di personale.

"Non c’è soltanto il problema dei costi, ma anche quello della disponibilità e il problema riguarda anche le residenze sanitarie. Le famiglie che hanno in casa un anziano o una persona non autosufficiente sono costrette a ricorrere ad un aiuto, ma le risposte non sono adeguate al problema".

Capire quante famiglie dovranno sborsare di più non è semplice, perché si tratta di "un settore nel quale il rischio di lavoro nero è altissimo", spiega Gianni Elmi, segretario generale della Fisascat Cisl Firenze e Prato. "Gli aumenti certamente andranno a gravare sulle famiglie che hanno assunto personale con contratti regolari, ma il vero problema è il lavoro irregolare – insiste – Al momento sono pochissime le figure professionali riconosciute disponibili sul mercato e così quando una famiglia ha bisogno è possibile che si rivolga al passaparola e chiuda accordi non codificati". Esiste una soluzione? "È un problema che come sindacato porteremo all’attenzione del governo – aggiunge Elmi –. È necessario porre dei correttivi ad esempio prevedendo dei contributi per le famiglie che hanno necessità di una badante. I costi sono elevati e questo favorisce il sommerso. Solo abbassando la pressione fiscale sarà possibile rendere il settore legale".

Silvia Bini