Il mandolino dell’artigliere Corsi in dono a Padova

La pronipote del soldato che ora è sepolto a Seano l’ha consegnato al Museo italiano dell’Internamento

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Il mandolino di un internato nei campi di lavoro nazisti in dono al Museo Nazionale dell’Internamento di Padova. Da mercoledì il mandolino di Bruno Corsi (artigliere morto a Braunschweig il 17 settembre 1944 dopo un anno di prigionia) è nel museo padovano. I resti di Bruno Corsi, sepolti al cimitero militare di Amburgo, nell’ottobre 2020 sono rientrati in Italia e collocati nel cimitero di Seano.

Corsi, classe 1912, di professione meccanico, aveva la capacità di realizzare oggetti come questo mandolino che portava con sé nelle varie chiamate alle armi dal 1932 in poi. Alla vigilia dell’ultima partenza, quella seguita dagli eventi dell’8 settembre 1943 e dal rifiuto dei soldati di aderire alla RSI, l’artigliere decise di lasciarlo alla sorella Primetta a Campi Bisenzio. E da allora questo strumento è stato custodito prima dalla famiglia, come ricordo del soldato mai più tornato a casa. La pronipote, la giornalista Maria Serena Quercioli ha scelto di donare lo strumento all’unico museo che in Italia racconta una storia poco conosciuta, quella degli Imi. Troverà posto tra foto, oggetti e documenti appartenuti anche a sacerdoti, deportati politici e civili (dagli strumenti medici ai guanti di Mafalda di Savoia). Il presidente dell’Anei di Padova Maurizio Lenzi ha accolto con piacere la donazione: "Lo custodiremo con cura in memoria delle deportazioni della seconda guerra mondiale".