I ristoratori arrabbiati a Montecitorio. "Senza indennizzi non resistiamo: sbloccateli"

Tanti manifestanti anche da Prato alla protesta nella Capitale. "Pronti a dormire in piazza con il sacco a pelo se non ci ascoltano"

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di Elena Duranti

"Chiediamo lo sblocco dei ristori e dei divieti. E soprattutto chiediamo di lavorare". Quaranta ristoratori pratesi hanno partecipato alla protesta a oltranza andata in scena ieri in piazza Montecitorio con migliaia di persone arrivate da tutta Italia. Gestori di locali, baristi e osti da Prato, dalla Valbisenzio e dal Montalbano si sono alzati alle primissime luci dell’alba per partire in direzione Roma, in treno o con mezzi propri, poi hanno proseguito con pullman organizzati fino al piazzale della Camera dei deputati.

"Siamo un buon numero", commenta Riccardo Ranfagni, responsabile pratese di Tni, acronimo che sta per a Tutela nazionale imprese di Ristoratori Toscana mentre si trova nel cuore della manifestazione. "Andremo avanti ad oltranza, se non saremo ricevuti. Abbiamo portato il sacco a pelo e se necessario ci daremo il cambio con staffette per resistere fino a quando ci daranno udienza e soprattutto ci garantiranno l’arrivo dei bonus a fondo perduto che sono già scaduti, ma non sono stati ancora pagati". La protesta pacifica è iniziata alle 15 di ieri e alle 16.40 circa una delegazione con il presidente di Ristoratori Toscana, Pasquale Naccari, è stata ricevuta dal neoministro allo sviluppo economico Giancarlo Giorgetti. Missione compiuta, dunque, l’ascolto da parte del governo Draghi c’è stato. Ma Naccari non è rimasto pienamente soddisfatto del colloquio. Germano Forestieri dell’osteria Cibbè, spiega: "Dovrà cambiare il sistema dei colori, vogliamo certezze e la possibilità di programmare. I ristoranti non funzionano con l’interruttore, acceso o spento. Abbiamo bisogno di un minimo di programmazione, basta vedere il disastro di San Valentino, hanno deciso per la chiusura all’improvviso e siamo stati costretti a cancellare le prenotazioni e a buttare via tutti gli alimenti che avevamo acquistato, senza contare il costo del personale. Ora basta anche con i ristori iniqui". Giuseppe Pistolesi del ristorante Sottovoce di Vaiano aggiunge: "Qui a Roma siamo arrivati in tantissimi, la piazza è piena zeppa, ma speriamo di arrivare al traguardo, che almeno i ristori e gli indennizzi già fissati da mesi arrivino". Anche Tommaso Taiti che gestisce due locali, uno a Prato, il ristorante "Galleria 33" e uno a Pistoia, "Il Duomo", fa parte del gruppo pratese che ha manifestato nella Capitale: "Ce l’abbiamo messa tutta in questa trasferta romana e continueremo a farlo per far sentire la nostra voce".

"Siamo carichi e devono ascoltarci – aggiunge Leandro Lenoci di Antichi Sapori – vogliamo risposte perché il futuro continua ad essere incerto, dall’inizio della pandemia siamo stati penalizzati, le nostre imprese rischiano il fallimento e le comunicazioni last minute non ci permettono di lavorare bene. L’arancione è inutile, o rossi e tutti a casa o gialli e tutti aperti, a pranzo e cena. In questo modo la situazione non può andare avanti, bisogna intervenire subito. Per questo siamo venuti in piazza a Montecitorio". Tra le richieste avanzate al ministro Giorgetti ci sono l’indennizzo per i mancati incassi e il superamento del sistema ’semaforico’."Vogliamo l’erogazione dei ristori, il pagamento immediato del bonus filiera, l’annullamento delle tasse per il 2020-21, la decontribuzione e la proroga degli ammortizzatori sociali", sottolinea Ranfagni. "Noi ristoratori chiediamo non solo di tenere aperto anche a cena ma una serie di misure di aiuto per l’intera categoria messa in ginocchio dalla crisi per il Covid-19". La protesta, assicurano, continuerà.