I precari hanno diritto alla maternità. La legge c’è. Ma l’Inps non lo sa

Neo mamma beffata dal sistema non aggiornato. Ricorso della Cgil

La neomamma con Giovanni Santi della Cgil

La neomamma con Giovanni Santi della Cgil

Prato, 18 aprile 2018 - La legge è del 2017 e prevede la possibilità di estendere la maternità facoltativa fino a sei mesi anche per i lavoratori con partita Iva iscritti alla gestione separata dell’Inps. Vale a dire liberi professionisti e collaboratori assunti con co.co.co. Peccato che l’Inps - nonostante la legge sia datata maggio 2017 - non abbia ancora recepito la circolare introdotta con l’ultimo Jobs act. Un paradosso e un diritto negato. È il caso di Martina Tricoli, biologa di professione che dopo aver partorito la sua seconda bambina ha inviato all’istituto di previdenza la richiesta di congedo parentale facoltativo. Ha chiesto di poter restare a casa con la sua piccola per cinque mesi.

La legge ne prevede sei facoltativi (oltre ai cinque obbligatori) entro i tre anni di età del bambino, sia per gli uomini che per le donne. «Sono rientrata a lavoro a febbraio dopo cinque mesi di maternità facoltativa, ma l’Inps non me li ha riconosciuti nonostante ne avessi diritto», dice Tricoli. È stata una doccia fredda per la neo mamma quando è arrivata la lettera dell’Inps che le negava la possibilità di estendere il congedo parentale oltre tre mesi. Tramite la Cgil di Prato è partito il ricorso basato sulla legge numero 81 approvata a maggio del 2017, che prevede appunto la possibilità di estendere la maternità facoltativa fino a sei mesi. Ma se possibile la seconda risposta dell’istituto di previdenza è stata ancora più sorprendente della prima.

In sintesi l’Inps ha ammesso di non avere il sistema aggiornato e quindi di procedere con l’inserimento della domanda manualmente. Di fatto la pratica è congelata in attesa di un adeguamento del sistema con il risultato che il congedo parentale facoltativo atteso dalla biologa non è stato ancora pagato. «Colpa del sistema non aggiornato o del fatto che la legge non è stata recepita, fatto sta che a rimetterci sono i lavoratori», chiosa Giovanni Santi segretario provinciale della Nidil Cgil di Prato. «Il diritto che viene negato non è rimandabile nel tempo: se un lavoratore lo chiede è perché c’è un bisogno contingente, non si può attendere l’emanazione di una circolare per poterne beneficiare», aggiunge. Un beneficio che, solo a Prato, riguarda migliaia di lavoratori e che non è affatto conosciuto. Per questo la Cgil lancia un appello a tutte le lavoratici, ma anche ai lavoratori che hanno il diritto di ottenere il congedo parentale «a presentare la pratica in modo da fare pressione sull’Inps e sveltire i tempi. La Cgil è pronta ad offrire tutto il supporto necessario per vedere l’applicazione di un diritto fondamentale», chiude Santi.