I detenuti produrranno 500 fodere al giorno In carcere l’azienda che offre una chance

Il progetto ‘Confezione’ darà lavoro a cinque reclusi in regime di semilibertà. "Idea imprenditoriale, non assistenzialismo". Creato un vero reparto tessile. In prima linea la Pointex di Ranaldo insieme a Caritas, Società della Salute e coop San Martino

di Silvia Bini

PRATO

Lafabbrica entra nel carcere della Dogaia. Si tratta di una confezione di sottofodere per materassi con cinque dipendenti e un capo reparto: un’azienda a tutti gli effetti che dovrà produrre 500 capi al giorno per fare quadrare i bilanci di fine anno e pagare gli stipendi. Un progetto reso possibile dalla Pointex della famiglia Ranaldo insieme alla direzione della casa circondariale, alla Caritas, la Società della Salute ela cooperativa sociale San Martino di Firenze.

"Si tratta di una appendice della nostra azienda aperta in carcere – spiega Marco Ranaldo, titolare della Pointex –, noi forniremo materiale semilavorato e ai detenuti toccheranno i compiti di taglio, cucitura e confezionamento". Non un’opera assistenziale, ma un progetto imprenditoriale soggetto alle leggi del mercato: "Questa sfida andrà avanti solo se è sostenibile da un punto di vista economico, si tratta di un lavoro vero, soltanto così sarà possibile creare uno sbocco lavorativo successivo per queste persone", aggiunge Ranaldo.

Nel progetto ‘Confezione’, questo il nome dell’iniziativa, saranno impiegati prima con un tirocinio e poi con un regolare contratto cinque detenuti in regime di semilibertà o che possono usufruire delle possibilità offerte dall’articolo 21 dell’ordinamento penitenziario, che permette loro di poter essere assegnati a un lavoro, anche esterno, o a corsi di formazione professionale. I turni saranno di otto ore per cinque giorni la settimana. Il team è coordinato da un capo reparto, una persona esterna, dunque non un detenuto, appositamente formato al ruolo dalla Pointex che fornisce in comodato d’uso gratuito le macchine da cucire e le altre attrezzature necessarie allo svolgimento della produzione. Ieri mattina alla presenza del vescovo Nerbini e del sindaco Biffoni sono stati inaugurati e benedetti i macchinari e le attrezzature che serviranno per realizzare fodere per cuscini e materassi. "Questa iniziativa sancisce la grandezza e la validità della nostra Costituzione e la sua messa in pratica – afferma il vescovo Nerbini –. Non c’è questione più importante del lavoro perché un detenuto possa aprirsi a un vero riscatto". Soddisfazione per il grande lavoro di squadra svolto fin qui è stata espressa anche dal sindaco: "Questa è una bella storia di coerenza tra quello che si dice e quello che si fa. Grazie alla collaborazione di tanti è stato realizzato un progetto importante". La Caritas, attraverso il braccio operativo della Fondazione Solidarietà Caritas onluns, ha coordinato tutta l’iniziativa, forte del suo impegno da sempre a favore del reinserimento sociale dei detenuti mentre la Società della Salute di Prato ha contribuito con 20.000 euro alla sistemazione del nuovo reparto di produzione con il pagamento dell’impianto elettrico e della messa a norma dei locali all’interno del carcere. "Abbiamo finanziato questo progetto perché crediamo che possa rappresentare un segno, questa iniziativa dimostra che anche il carcere può essere uno spazio compatibile con una esperienza di lavoro produttivo, una attività che rende la pena sicuramente più umana".

Per la Fondazione Solidarietà Caritas questo risultato "è il frutto di un lavoro che viene da lontano", come sottolinea la presidente Idalia Venco. "Continueremo il nostro impegno, abbiamo in ponte altri progetti, si tratta di percorsi che facciano riflettere i detenuti sul danno causato alla comunità con le loro condotte. Sono tutte iniziative che cercano di realizzare il precetto costituzionale della funzione rieducativa della pena".