I cinesi di Prato orientano i big del marketing

Il laboratorio Wem Park del Pin studia gusti, comportamenti e acquisti dei giovani orientali. E i brand internazionali si adeguano (a loro)

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Intercettare mercati emergenti, con un occhio rivolto alla Cina, per affinare prodotti, promozioni e pubblicità in base ai gusti dei consumatori dagli occhi a mandorla. E’ l’obiettivo dei grandi brand della moda, del vino e delle aziende internazionali specializzate nei prodotti per cura del corpo. Cosa piace ai consumatori cinesi? Per quali prodotti sono disposti a spendere di più? Quali sono i migliori canali di comunicazione per intercettarli? I big del business fanno le domande e Prato risponde. Il laboratorio di marketing digitale ’Wem Park’ del Pin è specializzato nelle ricerche di mercato ed è in grado di fornire risposte immediate e puntuali grazie ad un asso nella manica: ha a disposizione un campione altamente rappresentativo della comunità cinese, con il quale dialogare costantemente. Una risorsa offerta naturalmente da Prato che i ricercatori del laboratorio diretto da Danio Berti sono stati capaci di mettere a sistema. Le potenzialità di Prato sono sono state capite ancora meglio dopo la partecipazione del Pin al ’Web marketing festival’, la maggiore kermesse europea sull’innovazione digitale e sociale e una della più grandi al mondo, organizzate sui temi dell’innovazione e sulla costruzione del futuro che ogni anno richiama oltre 200.000 persone tra i principali player del mercato, professionisti ed esperti di diverse industrie e start up.⁣In particolare il laboratorio ha portato al festival una ricerca sui comportamenti dei giovani cinesi in Italia quando hanno il telefono in mano, ha spiegato quali app ustilizzano e se preferiscono quelle orientali o quelle occidentali. Le risposte sono sorprendenti: il 100% del campione (giovani cinesi che vivono in Italia tra i 19 e i 30 anni) usa WeChat e il 40% lo fa per oltre 4 ore al giorno. WeChat si conferma anche la app preferita seguita da YouTube, Instagram, Weibo, Douyin (il Tik Tok cinese) e Xiaohongshu (letteralmente piccolo libro rosso, una sorta di Instagram alla cinese). Curioso che i cinesi non amino le app che in Italia vanno per la maggiore: secondo la ricerca che ha indagato la comunità orientale di Prato, oltre il 30% non usa mai Whatsapp e il 50% non usa mai Facebook. "Conoscere le abitudini di altre comunità è utile per intercettare fasce di mercato con prodotti e pubblicità mirate", spiega Ilaria Mundula, che dirige l’osservatorio ’Chinese digital scenario’ dedicato allo studio del comportamento online dei giovani cinesi e sinoitaliani. "Credo fortemente che i dati che produciamo come ricercatori e marketers possano (e debbano) essere usati per creare impatto e benefici sociali", spiega la ricercatrice. "Prato è una città immensamente all’avanguardia sui temi del marketing e della comunicazione interculturale lo dimostrano fatti concreti come il Comune e la Cgil che hanno aperto entrambi un profilo WeChat". Prato laboratorio per le aziende del marketing: "A seguito della partecipazione al festival dell’innovazione", conclude Mundula, "il nostro laboratorio ha ricevuto moltissime richieste da parte di aziende e centri di ricerca interessati ad esplorare questo segmento e le best practice prodotte a Prato".

Silvia Bini