Guerra choc: effetto domino sul distretto. "Aziende in ginocchio per gas e petrolio"

Matteini (Confindustria): "Preoccupati dalla forniture, temiamo inasprimenti gravissimi". Il dato positivo: numeri limitati per l’import-export

Daniele Matteini (foto Luca Castellani)

Daniele Matteini (foto Luca Castellani)

Prato, 25 febbraio 2022 -  La moda e i semilavorati della moda rappresentanto l’export principale dal distretto pratese verso la Russia. E oggi la guerra scatenata da Valdimir Putin con l’invasione dell’Ucraina mette a rischio anche questo canale di scambio commerciale. Un canale non prioritario, ma comunque importante. Appena uscito dalla pandemia, il distretto trova nuovi inciampi sul proprio cammino, mentre nessuno è ancora in grado di dire dove porterà l’escalation di violenza.

Una nebbia che fa male prima di tutto all’economia. Quindi a tutti noi. C’è attesa per le sanzioni europee ed internazionali contro la Russia. Sanzioni che preoccupano le aziende, insieme al rischio che venga interrotta la fornitura del gas verso l’Italia. Un pericolo grave per le produzioni tessili pratesi, in partcolare quelle energivore, già provate dal rincaro alle stelle dei costi di energia e gas metano

Quali i rapporti economici fra questo territorio e i Paesi coinvolti nel conflitto bellico? A tracciare un quadro è Confindustria Toscana Nord grazie alle elaborazioni effettuate dal proprio Centro studi partendo dai dati Istat. "L’export manifatturiero verso la Russia vale 103,64 milioni, un quarto del totale toscano che arriva a 420,84 milioni di euro", dice quel report, relativo ai territori di riferimento dell’associazione degli industriali, quindi il triangolo Prato, Pistoia e Lucca. "Percentualmente la quota della Russia sul totale delle esportazioni rappresenta l’1,3% per Lucca-Pistoia-Prato e l’1% per la Toscana".

L’import dalla Russia ha un peso specifico ancora più esiguo pari a 4,29 milioni, semppre nelle areee di Prato-Pistoia-Lucca. L’export verso la Russia è rappresentato per un terzo da macchinari e per un quarto da prodotti del settore moda, soprattutto tessile; inferiore ma rilevante (17%) la quota dei prodotti farmaceutici. L’import di prodotti manifatturieri vede al primo posto legno e prodotti in legno, carta e stampa; a seguire i prodotti farmaceutici e quelli alimentari. Per quanto riguarda invece l’Ucraina . paese verso il quale non esiste il problema sanzioni ma che la guerra colpirà inevitabilmente anche nei suoi assetti produttivi e commerciali - l’export manifatturiero dell’area si colloca storicamente a quote inferiori ai 20 milioni, mentre l’import è di 3 milioni. "La guerra Russia-Ucraina avrà effetti limitati sull’interscambio commerciale del manifatturiero della nostra area con questi paesi, dato che è molto esiguo", commenta il presidente di Confindustria Toscana Nord Daniele Matteini. "Ma per alcune singole imprese che hanno in questi paesi riferimenti importanti potranno innescarsi difficoltà anche gravi". Ciò che maggiormente preoccupa è che la guerra "è un elemento di grave perturbazione degli assetti politico-economici internazionali, oltre che di un evento gravissimo sul piano umano". 

Matteini aggiunge: "Dal punto di vista economico a preoccupare di più sono le forniture di gas metano: quasi il 40% di quello che arriva in Italia proviene dalla Russia. Con questa guerra, il blocco del Nord Stream 2 e le sanzioni alla Russia si temono inasprimenti che potrebbero essere gravissimi". Un’eventualità non così remota e che potrebbe danneggiare enormemente il distretto pratese.

Nel frattempo arrivano le rassicurazioni dell’Unione Europea. Basteranno? "Riguardano una più accentuata diversificazione delle fonti di approvvigionamento - spiega Matteini - Paesi diversi dalla Russia e il ricorso al gas naturale liquefatto dovrebbero assicurare disponibilità, ma per quanto riguarda i prezzi è verosimile che la situazione peggiori". Una criticità che interesserà pure il petrolio: "Se il conflitto dovesse prolungarsi, sarà indispensabile un radicale ridisegno delle politiche energetiche nazionali ed europee, con spinte alla produzione interna e al ricorso ad altre fonti, rinnovabili e non". 

Sara Bessi