Gkn, via le bandiere della Cisl dal presidio aziendale

Il Collettivo di fabbrica accusa il sindacato via social: "I lavoratori della logistica e pulizie appartengono a contratti diversi"

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di Barbara Berti

Rimosse le bandiere Cisl dal presidio dei lavoratori Gkn. Alla fabbrica di Campi, dove si producono componenti per il settore auto, dal 9 luglio scorso le tute blu sono in assemblea permanente per difendere il sito e i posti di lavoro dopo che la proprietà - il fondo finanziario inglese Melrose - ha deciso di voler chiudere lo stabilimento e mandare tutti a casa. I dipendenti licenziati in blocco sono 422 ma la crisi interessa circa 500 persone visto che ci sono i lavoratori delle ditte in appalto. Tra queste anche la EasyGroup, ditta a cui Gkn aveva dato in appalto logistica e pulizie e che è stata dichiarata fallita alla fine di giugno.

Nell’incontro dello scorso 5 agosto, alla presenza del curatore fallimentare, la Fit-Cisl Toscana ha sostenuto che "fosse necessario avviare un percorso immediato per i lavoratori del comparto logistico". E questo atteggiamento non è piaciuto al Collettivo di Fabbrica - Lavoratori Gkn che via social fa sapere di aver tolto le bandiere della Cisl. "L’’ammainabandiera’ è parte dei metodi di questo nostro presidio. La Cisl non ha per quanto ci riguarda più legittimità politica al presidio" scrive il Collettivo di Fabbrica su Facebook ricordando che i lavoratori della logistica e pulizie appartengono a due contratti diversi e hanno ammortizzatori diversi.

"In questo momento - scrive ancora il Collettivo - l’accesso all’ammortizzatore per i carrellisti, significa praticamente il licenziamento per quelli delle pulizie. Un meccanismo allucinante contro cui stiamo chiedendo di intervenire, cercando di individuare un percorso comune o comunque un modo per mantenere formalmente uniti gli appalti alla nostra vertenza".

Nella lettera che la Fit-Cisl Toscana ha mandato ai carrellisti si legge: "Ci duole dover constatare nuovamente che per alcune sigle sindacali sia più importante l’aspetto politico, cioè tenere unita la vertenza, rispetto alle necessità primarie dei lavoratori". E anche queste parole non sono piaciute al Collettivo che ribadisce: "Tenere unita la vertenza non è una linea di ‘alcune sigle sindacali’ ma dell’assemblea dei lavoratori".

"Dividere non va mai bene - dice Flavia Capilli, segretaria Fim di Firenze - e mi dispiace per il gesto delle bandiere. Come Federazione dei metalmeccanici io continuerò a tutelare gli iscritti e dal punto di vista organizzativo proseguirà il mio impegno al tavolo istituzionale del Mise".