Caos ginnastica ritmica, l’ex azzurra Pagnini: "Anch’io ho vissuto momenti duri"

L’ex capitana delle Farfalle: "Mai sofferto di disturbi alimentari. Ma la mia prima insegnante fu un incubo"

La foto di copertina del libro di Marta Pagnini e Ilaria Brugnotti

La foto di copertina del libro di Marta Pagnini e Ilaria Brugnotti

Prato, 4 novembre 2022 - «Nella mia carriera non ho mai sofferto di disturbi alimentari, però ho vissuto momenti molto difficili, e sono stata a contatto con allenatori che hanno usato modi duri e qualcuno è addirittura passato a offese pesanti. La mia prima insegnante, ad esempio, è stata estremamente offensiva verso le mie doti fisiche e di impegno. Quindi certe dinamiche le conosco bene per averle vissute in prima persona. Sono sempre stata molto esile come corporatura e la mia mancanza di potenza da bambina in alcuni esercizi veniva additata da questa insegnante come una mia mancanza di voglia di impegnarmi nella disciplina. All’epoca avevo dieci anni, anch’io venivo pesata, e non è stato semplice accettare tutto ciò. Poi questa insegnante è stata allontanata e ho trovato successivamente altre allenatrici che mi hanno fatto amare questo sport e che mi hanno portata a raggiungere risultati di livello mondiale".

Nel dibattito nazionale che si è aperto sui metodi di insegnamento nell’ambito della ginnastica ritmica, a intervenire è anche l’ex campionessa pratese Marta Pagnini. Ex capitana delle Farfalle, plurititolata a livello olimpico, internazionale ed europeo, oggi a 31 anni è giudice internazionale, oltre a essere nel comitato organizzatore delle Olimpiadi invernali di Milano Cortina 2026.

Pagnini, perché ha deciso di intervenire nel dibattito pubblico sul tema allenamenti nella ginnastica ritmica?

"Perché sono una delle persone che ha frequentato per decenni e che tutt’ora frequenta l’ambiente della ginnastica ritmica, e non potevo fare finta di niente di fronte a queste denunce. Una presa di posizione personale era necessaria".

Qual è stata la sua esperienza personale da atleta?

"Nel mio percorso ho incontrato figure positive, capaci di motivarmi e supportarmi, e altre che invece mi hanno fatto vivere momenti di difficoltà. Praticare sport a livello agonistico è una scelta di vita che spesso avviene in giovane età. Il nostro sport è ricco di sfaccettature, è affascinante tanto quanto complesso, gli allenamenti sono fatti di infinite ripetizioni alla ricerca del gesto perfetto e, allo stesso tempo, si lavora sulle emozioni sviluppando la componente espressiva e quella artistica. Uno degli aspetti fondamentali della ritmica è la grande disciplina che viene presto appresa dalle atlete, fin dai primi giorni in palestra e senza distinzione di livello. Nel mio percorso ho dovuto far fronte a tanti ostacoli, alcuni ‘fisiologici’, classici del percorso di una ginnasta, altri assolutamente evitabili e che hanno lasciato piccole o grandi ferite nel mio cuore di bambina, adolescente e poi donna".

Il racconto che sta passando del mondo della ginnastica ritmica è quello reale?

"Intanto voglio dire che sono estremamente solidale con queste ragazze. Mi spiace tanto per quello che hanno vissuto e ritengo che debba essere indagato fino in fondo. E’ giusto che vengano presi provvedimenti per chi ha sbagliato. Al contempo non dobbiamo dimenticarci di tutte le cose belle di questa disciplina. Ci sono migliaia di ragazzine che praticano questo sport ed è giusto che lo facciano nel modo corretto, divertendosi e cogliendo il lato bello degli allenamenti e delle gare. Io ho incontrato allenatrici che mi hanno dato tantissimo, che hanno creduto in me e mi hanno motivata. Allo stesso modo ho incontrato persone negative, che mi hanno resa insicura e fragile, che hanno usato parole pesanti e offensive nei miei confronti, portandomi a passare momenti di grande tristezza e difficoltà, anch’essi formativi a loro modo".

Perché dopo lo stop all’agonismo ha deciso di non fare l’allenatrice?

"Volevo esplorare nuovi ambienti. Ho sempre avuto interessi che esulano dalla ginnastica ritmica. E da persona molto curiosa quale sono ho cercato di provare nuove strade ed esperienze".

Secondo lei, anche alla luce di queste ultime denunce, qualcosa sta cambiando nel mondo della ginnastica ritmica?

"La ginnastica si evolve continuamente. Io in qualità di giudice internazionale devo imparare regole e norme sempre nuove. Ricordo che ai miei tempi mi rivolsi privatamente a figure come psicoterapeuta e nutrizionista. Un’esigenza che sentivo forte e che sono felice di aver soddisfatto. Ora apprendo con piacere la notizia dell’inserimento di queste figure nello staff della nazionale italiana subito dopo il mio ritiro. È un progresso importante, segno che stiamo andando nella giusta direzione. Invito tutti coloro che abbiano necessità di aiuto a utilizzare uno strumento importante come il ‘safeguarding officer’ (un coordinatore delle attività di protezione e assistenza per l’infanzia, ndr) . Trovo questo strumento il motore di una doverosa trasformazione all’interno del nostro mondo. Chiedere aiuto o effettuare segnalazioni è un diritto e un dovere di ciascun atleta poiché è interesse di tutti vivere lo sport come un luogo di confronto, crescita e apprendimento".