Gaetano Bresci, l’anarchico venuto dall’America Su Rai Storia torna il film di Gabriele Cecconi

L’infanzia a Coiano, la vita nel New Jersey, gli spari di Monza, la morte in carcere. Una storia da vedere

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I libri di storia la raccontano così: il 29 luglio del 1900 il re Umberto I fu ucciso a Monza con alcuni colpi di pistola, forse tre forse quattro, mentre rientrava nella sua residenza dopo aver assistito ad un saggio ginnico. Il cinema del regista Gabriele Cecconi ha raccontato il regicidio entrando nella psicologia di chi sparò quei colpi di pistola, ovvero l’anarchico pratese Gaetano Bresci nel film "L’anarchico venuto dall’America" che sarà riproposto da Rai Storia proprio nel giorno dell’anniversario della morte del re: domani 29 luglio alle 23. La figura di Bresci viene raccontata nel film di Cecconi con dovizia di particolari. Dalla sua infanzia in città, era nato a Coiano nel novembre 1869, al rapporto con il padre. I primi "turbamenti" rivoluzionari, il viaggio verso l’America in cerca di fortuna, la nuova vita a Paterson nel New Jersey come operaio in una industria tessile, i primi contatti con la comunità anarchica di emigrati italiani, la moglie americana e la decisione di tornare in Italia per "vendicare" i morti dell’insurrezione milanese del 1898, repressa nel sangue per decisione del generale Bava Beccaris. Bresci tornerà qualche giorno a Prato per allenarsi al poligono di tiro in Galceti. Con un solo obiettivo: uccidere il re dopo che due colleghi anarchici avevano precedentemente mancato il bersaglio (Giovanni Passannante e Pietro Acciarito). Mischiando abilmente scene di fiction a materiale documentaristico, Cecconi racconta la furia ribelle di questo concittadino che per anni è stato omesso anche dai manuali di storia. Ma un regicidio non si può cancellare. La storia racconta che il Bresci poi, senza opporre nessuna resistenza fu catturato dai carabinieri evitandogli il linciaggio della folla inferocita. Famosa la sua dichiarazione "Io non ho ucciso Umberto I, io ho ucciso il re, ho ucciso un principio". Per l’anarchico si apriranno subito le porte del carcere, prima a San Vittore, poi all’Isola d’Elba, infine nel penitenziario di Santo Stefano dove viene trovato morto il 22 maggio 1901. Ufficialmente suicidio, a cui non ha mai creduto nessuno. Cecconi indaga anche sulla morte, accedendo persino all’archivio di Stato. Bel film da rivedere, con l’interpretazione credibile di Luca Anastasia nel ruolo di Bresci.

Federico Berti