Fece favori all’amico: poliziotto condannato

Un anno e 8 mesi a vice ispettore accusato di truffa e corruzione, un anno e 4 a un imprenditore. "Faremo appello". Assolto carrozziere

Migration

Si è chiuso con due condanne e una assoluzione il processo a carico di un poliziotto, di un imprenditore e di un carrozziere finiti in un’inchiesta dei carabinieri che ha portato alla luce un sistema di favori e corruzione. Alla sbarra sono finiti il vice ispettore Roberto Mendicino, 57 anni, che un anno e mezzo fa venne arrestato con le accuse di peculato d’uso, truffa aggravata ai danni dello Stato, corruzione e turbativa d’asta, Luciano Rizzo, imprenditore di origine calabrese di 47 anni ma residente in città, e un carrozziere, Michele Aucello, che si era aggiudicato un appalto per riparare le auto della polizia grazie all’auto del vice ispettore. I giudice ha condannato Mendicino, difeso dagli avvocati Eugenio Zaffina e Alessandro Oliva, a un anno e otto mesi e 10 giorni (assolto solo dall’accusa di ricettazione dei proiettili che teneva in Questura), Rizzo a un anno e 4 mesi e ha assolto Aucello per la particolare "tenuità del fatto". Il processo si è svolto in rito abbreviato e la pena è sospesa per tutti.

Nella scorsa udienza la Procura aveva chiesto la condanna per tutti e tre gli imputati: due anni e otto mesi per il poliziotto, due anni e mezzo per l’imprenditore e un anno per il carrozziere. Il giudice dell’udienza preliminare ha accolto l’impianto accusatorio riducendo, però, le pene e considerando di "lieve entità" la condotta del carrozziere. Mendicino risulta ancora sospeso dal servizio.

Le indagini partirono da Rizzo su cui gravava un’accusa di stalking e su cui i carabinieri stavano indagando. Dagli accertamenti su Rizzo emerse il legame fra l’imprenditore e Mendicino. Le indagini si sono concentrate su tre mesi: secondo la ricostruzione dell’accusa, da settembre a novembre 2019 il vice ispettore avrebbe procurato favori personali all’imprenditore come visure di banche dati delle forze di polizia e il rilascio veloce di passaporti. Favori che, sostengono gli inquirenti, avrebbero portato in cambio regali, come buoni carburante, macchine per il caffè e persino l’uso di un appartamento. Il vice ispettore ha dovuto rispondere anche di peculato e truffa aggravata ai danni dello Stato, poiché da ottobre a novembre, avrebbe usato veicoli di servizio in forza alla Questura di Prato non per motivi di servizio ma personali. Il poliziotto è stato ritenuto colpevole inoltre di turbativa d’asta in concorso con il carrozziere in quanto l’agente, in qualità di componente tecnico della commissione del servizio riparazione veicoli della Questura, avrebbe informato il carrozziere sul contenuto delle offerte degli altri partecipanti alla gara d’appalto per aggiudicarsi il contratto di riparazione di un’auto della polizia. "Faremo sicuramente Appello – ha annunciato l’avvocato Zaffina – Soprattutto è incomprensibile come il giudice abbia potuto riconoscere la corruzione quando il Riesame l’aveva esclusa. Sono comunque state riconosciute le attenuanti e adesso attendiamo le motivazioni della sentenza per fare Appello".

Laura Natoli