Fare moda senza chimica Lo chiedono brand e clienti

Il Lanificio Cangioli scelto come azienda pilota in Europa per il protocollo Zdhc "Seguire queste regole impone sacrifici, ma sono scelte indispensabili"

Prato in Europa come esempio di buone pratiche. In questo caso le buone pratiche sono quelle tracciate dal protocollo Zdhc (Zero discharge of hazardous chemicals), che rappresenta il benchmark internazionale di riferimento per la gestione del rischio chimico nei processi dell’industria della moda. Un programma stringente, che impone investimenti importanti per rispettare l’ambiente nella sua totalità. È qui che entra in gioco Prato, in particolare il Lanificio Vincenzo Cangioli, guidato dalla omonima famiglia ormai da cinque generazioni e che è oggi una realtà industriale all’avanguardia per qualità e innovazione nel settore tessile. Proprio per questo l’azienda è stata selezionata tra le imprese di tutta Europa aderenti al protocollo Zdhc come testimonial di uno degli eventi più importanti in assoluto sulla sostenibilità durante l’assemblea annuale che si è svolta ad Amesterdam con oltre 900 invitati tra aziende e produttori tessili.

Il Lanificio Cangioli che dal 2016 ha deciso di aderire ufficialmente al percorso di sostenibilità industriale aderendo al programma globale Zdhc è stato scelto in Europa come azienda pilota per passare al livello successivo del programma che si pone l’obiettivo di azzerare le sostanza tossiche dal prodotto tessile. La sfida non è soltanto quella di seguire processi corretti, ma affinarli fino a quasi azzerare l’impatto ambientale nei processi industriali che riguardano le lavorazioni tessili, uno dei settori maggiormente inquinanti. "Seguire determinate regole impone sacrifici economici, ma sono scelte indispenssabili", spiega Vincenzo Cangioli, oggi alla guida del gruppo che conta 150 dipedenti insieme alla sorella Sabina. A dare benzina al motore della sostenibilità sono i giovani: "La vera svolta arriva da loro. Adesso sono le nuove generazioni a chidere capi di abbigliamento prodotti con processi che non inquinano", spiega Cangioli. "Per restare sul mercato è necessario andare verso questa direzione, i brand della moda chiedono capi di abbigliameto sempre più green, prodotti secondo canoni etici. Il consumatore si sta piano piano abituando all’idea di pagare un capo qualche euro in più sapendo però che è stato prodotto senza causare danni all’ambiente". Certo il passo è lungo, si tratta di un procedimento lento: la maglietta da pochi euro, prodotta inquinando l’ambiente o non rispettando i lavoratori, continua ad avere un grande appeal sul mercato proprio perché alla portata di tutti. Ma il contesto nazionale e internazionale sta cambiando: "È un processo lento che è iniziato da tempo e che non si arresta - conlude l’imprenditore - Il consumo consapevole attira sempre più partner: non solo produttori ma anche consumatori che oggi hanno raggiunto una consapevolezza che solo cinque anni fa non era nemmeno immaginabile".

Silvia Bini