Epatite acuta: il bambino di Prato è fuori pericolo

Il piccolo non sarà sottoposto al trapianto. Il sottosegretario Sileri: " Anche se rara, la malattia esisteva già. Nessun legame con Covid e vaccino"

Un operatore sanitario (Foto di repertorio)

Un operatore sanitario (Foto di repertorio)

Prato, 27 aprile 2022 - La buona notizia, tanto attesa, è finalmente arrivata dalla Capitale. Il bambino pratese di 3 anni ricoverato all’ospedale pediatrico Bambino Gesù per una rara forma di epatite acute infantile ha lasciato ieri la terapia intensiva. Il piccolo, giunto a Roma dopo essere passato prima dal Santo Stefano di Prato - dove è scattata l’allerta dell’epatite pediatrica sconosciuta - e poi dal Meyer di Firenze, da dove è stato trasferito con un viaggio della speranza, è stato spostato nella giornata di ieri in un reparto di degenza ordinaria. Le condizioni di salute del piccolo sono buone, come fanno sapere dal Bambino Gesù. Un trasferimento che conferma quanto era già stato annunciato, ossia che non sarebbe servito il trapianto dell’organo. E se da una parte viene tirato un sospiro di sollievo per il miglioramento continuo e costante del bambino, affidato alle cure del professor Giuseppe Maggiore e della sua equipe, dall’altra resta ancora indecifrabile l’agente patogeno che ha scatenato l’infezione acuta del fegato.

I medici la classificano ancora come caso di natura non definita, perché l’origine resta ignota. La comunità scientifica è impegnata nel cercare di capire il perché dell’aumento significativo in Europa di episodi di epatiti acute pediatriche non appartenenti a quelle conosciute, scatenate da virus A,B,C,D,E. Sono 190 i casi accertati di infezione epatica acuta nel mondo. Di questi la parte più cospicua interessa il Regno Unito. In Italia sono 11 le segnalazioni di episodi di epatiti acute infantili: in un caso è stato eseguito il trapianto di fegato e tre casi sono stati confermati rispondenti alle caratteristiche della malattia segnalata dall’Oms. Il sottosegretario alla salute, Pierpaolo Sileri, al riguardo invita alla prudenza: "Attenzione a pensare che ogni caso di epatite in bimbi sia di origine sconosciuta, perché anche se rara questa malattia c’era anche prima". Ragionamento per cui invita a fare "attenzione al fiorire di segnalazioni: poi molti casi andranno tolti dal computo finale". Sileri tiene a sottolineare che "non c’è correlazione con il nuovo coronavirus, né con il vaccino Covid. L’ipotesi più verosimile sembrerebbe una possibile infezione da adenovirus, che normalmente non causa epatite, ma che magari in concomitanza con un’altra infezione o con altri fattori determina un danno epatico grave che può dare epatite". L’epatite misteriosa dei bambini dai 10 anni in giù non troverebbe quindi il suo motivo scatenante nel vaccino anti-Covid perché "non c’è vaccino per bimbi sotto i 5 anni" e "nel Regno Unito non li vaccinano sotto i 10", rimarca Sileri. Non ci sarebbe neppure una correlazione con il coronavirus; semmai "nella maggioranza dei casi è stata identificata una positività all’adenovirus, ma questo non basta a stabilire una relazione", chiarisce ancora Sileri.

Intanto è stata attivata una rete di sorveglianza sul territorio nazionale per i casi di epatite da parte della pediatria nazionale di famiglia. Ad annunciarlo è Antonio D’Avino, presidente della Federazione italiana medici pediatri Fimp (Federazione italiana medici pediatri), che ieri mattina ha incontrato il ministro della Salute Roberto Speranza. "Il ministro - dice il presidente Fimp - ci ha chiesto di rafforzare il nostro impegno nell’attività vaccinale, in particolare contro il Covid, alla luce della ripresa dell’epidemia in alcune aree della Cina, costrette al lockdown. I pediatri di famiglia saranno sentinelle sul territorio - chiosa D’Avino - per garantire la massima attenzione al tema di queste epatiti anomale, collaborando in maniera sinergica col Ministero della Salute".

Infine, l’Istituto superiore di sanità (Iss) chiarisce una serie di interrogativi intorno al manifestarsi di queste epatiti sconosciute. In un focus sul suo sito, l’Iss evidenzia che non c’è nessun legame con il vaccino antiCovid e che anche la possibile origine da adenovirus è "improbabile" con le varie ipotesi formulate ancora senza riscontri scientifici. L’Iss ricorda anche che ogni anno in Italia, come negli altri Paesi, si verifica un certo numero di epatiti con causa sconosciuta, e sono in corso analisi per stabilire se ci sia effettivamente un eccesso.