Epatite acuta: il bambino di 3 anni di Prato resta gravissimo

Il primario di pediatria del Santo Stefano: "Sei casi l’anno, ma non come questo". Resta incerta l’origine del virus, ripetuti tutti gli esami

Prato, 23 aprile 2022 - Restano gravi le condizioni del bambino di tre anni ricoverato d’urgenza al Bambino Gesù per una forma di epatite acuta tanto da convincere, in un primo momento, i medici romani a candidare il piccolo per il trapianto di fegato. Il bambino si trova ricoverato in Rianimazione in condizioni critiche, ma per fortuna stabili che fanno ben sperare sulla possibilità di escludere il trapianto. Vista la gravità della forma virale che lo ha colpito in queste ore l’ospedale Bambino Gesù sta eseguendo di nuovo tutte le analisi, già realizzate nei ricoveri precedenti sia a Prato che al Meyer di Firenze, per cercare di comprendere la natura dell’infezione che rimane ancora sconosciuta. "La situazione al momento è sotto controllo", spiegano dal Bambino Gesù di Roma. "Il paziente è ricoverato in Rianimazione in condizioni stabili, per questo l’ipotesi del trapianto al momento non viene considerata".

Le prossime ore saranno decisive: "Dal momento del ricovero non ci sono stati peggioramenti, verrà comunque monitorato per comprendere l’evoluzione della malattia". Il caso del bambino di tre anni di Prato colpito da epatite acuta è stato catalogato dall’ospedale romano come di "origine non definita". Le indagini cliniche non confermano l’iniziale ipotesi di una correlazione con l’adenovirus, un virus che solitamente provoca sintomi influenzali, ma che, in alcuni casi, può scatenare problemi più seri. "Le ultime analisi effettuate non confermano un nesso tra la patologia e l’adenovirus di sierotipo 41 né è stato provato alcun legame con il Covid", confermano i medici della capitale. Il piccolo è arrivato al pronto soccorso di Prato mercoledì "per una forma respiratoria modesta". Giovedì mattina il peggioramento talmente repentino che in poche ore è stato necessario organizzare il trasferimento prima al Meyer e poi a Roma.

"Il bambino è arrivato in ospedale e non presentava alcun sintomo riconducibile a patologie del fegato", spiega Pierluigi Vasarri, direttore della Struttura operativa complessa di Pediatria e Neonatologia. "Quando è arrivato in ospedale aveva problemi respiratori contrariamente a quello che accade nelle forme di epatite che conosciamo. La notte tra mercoledì e giovedì è stato sottoposto a varie analisi che davano esisti contrastanti, ma le condizioni erano stabili salvo nella mattina di giovedì peggiorare in poche ore. Così abbiamo deciso il trasferimento". Il bambino, che è risultato positivo agli anticorpi del Covid, non era vaccinato. "Questa forma di epatite non è nota. Noi ne vediamo 6-7 l’anno da virus A o da virus B, anche da citomegalovirus, ma mai così seria con un quadro che degenera in così poco tempo", prosegue il primario. "Dagli esami è emerso che aveva dei livelli molto elevati di transaminasi, 30-40 volte i valori normali. Giovedì mattina aveva un po’ di mal di pancia, poca voglia di mangiare. Poi nell’arco di poche ore la situazione clinica si è aggravata. È diventato particolarmente sofferente, aveva forti dolori addominali e i valori degli esami si sono ulteriormente alterati, aveva un problema di coagulazione, cosa che normalmente avviene quando il fegato comincia a funzionare male".

Da qui il consulto con gli specialisti del Meyer e la decisione del trasferimento prima a Firenze poi a Roma. La comunità scientifica indaga su un’eventuale correlazione con il picco di epatiti misteriose che si sta registrando in diversi Paesi europei, con numeri particolarmente elevanti nel Regno Unito dove sono stati registrati già 108 casi: "Il legame con il Covid è stato preso in considerazione nel senso che dopo due anni di distanziamento e mascherine, in particolare ai bambini, manca la memoria immunologica che è l’arma di difesa più potente che abbiamo contro i virus, ma resta da capire di fronte a quale patogeno ci troviamo", conclude Vasarri. Il caso di Prato è etrato sotto i riflettori per cercare di dare un nome e una spiegazione al virus che sta mettendo a rischio la vita di un bambino di tre anni.