Donne e bambini in difficoltà, c’è una casa anche per loro

Inaugurato il centro di accoglienza il cui progetto era partito 30 anni fa. Ospiterà 18 persone per un periodo massimo di 36 mesi.

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PRATO

All’inaugurazione della casa di accoglienza "La Ginestra", erano presenti, oltre a un nutrito gruppo di cittadini che da tempo attendevano l’opera, il sindaco Matteo Biffoni, l’assessore ai Servizi Sociali Luigi Biancalani, il consigliere regionale Nicola Ciolini, i consiglieri comunali Monia Faltoni e Maurizio Calussi, il presidente della Cooperativa Alice Gianna Mura e la coordinatrice della casa Francesca Ranaldi. "L’inaugurazione è frutto di quel bando per il recupero dell’area di Iolo-Garduna per il quale da subito io e la giunta ci siamo impegnati fin dal primo insediamento nel 2014", ha detto Biffoni. "Finalmente, dopo un lungo e tortuoso iter burocratico, siamo riusciti ad arrivare all’apertura di questa nuova casa famiglia e tra poche settimane anche degli appartamenti destinati alle forze dell’ordine". "E’ un punto di partenza e non di arrivo - ha precisato l’assessore Biancalani - E’ una risposta temporanea per 18 donne e minori per un periodo di 12 mesi, rinnovabile fino a 24 ed eccezionalmente fino a 36, in cui ci sarà anche un percorso di crescita personale fino al recupero dell’autonomia". "Non è un intervento assistenziale, ma una risposta alle donne e alle famiglie in difficoltà per emanciparsi dai bisogni - ha aggiunto Ciolini - Chi viene ospitato qui non avrà solo un alloggio, ma sarà avviato in un percorso verso il recupero di competenze lavorative e dell’autonomia, circondato dal tessuto sociale di Iolo". Le antiche stanze di quello che finora era nominato come "Casone", ospiteranno da questo mese, famiglie e donne con bambini in progetti di autonomia e di uscita da situazioni di disagio ed emergenza abitativa, che vivranno in casa famiglia, con sorveglianza 24 ore su 24 o in appartamenti con la modalità del co-housing. Sono 18 posti per donne e bambini in Casa famiglia e sei appartamenti per ospitare temporaneamente famiglie in coabitazione. L’accoglienza prevede progetti di autonomia, e sviluppo di tutte le potenzialità affinché, dopo un periodo massimo di 12 mesi eventualmente prorogabili di sei mesi in sei mesi fino ad un massimo di 36, le persone possano lasciare la struttura e vivere senza più il supporto pubblico. Sono già presenti in questo momento tre donne e tre bambini. Oltre ai sei appartamenti la ristrutturazione ha interessato altri tre appartamenti che l’amministrazione ha scelto di destinare alle forze dell’ordine.