Detenuto aggredisce poliziotto in carcere con una lametta. L'agente è grave

E' successo alla Dogaia. L'agente di polizia penitenziaria non sarebbe in pericolo di vita. Ci sono altri 3 feriti

Il carcere della Dogaia

Il carcere della Dogaia

Prato, 2 settembre 2018 - Un detenuto sudamericano ha aggredito violentemente, e a più riprese, quattro poliziotti penitenziari: uno di loro è stato gravemente ferito alla gola con dei colpi di lametta. Lo denuncia il segretario generale dell'Osapp (Organizzazione sindacale autonoma polizia penitenziaria) Leo Beneduci. L'episodio stamani nel carcere della Dogaia di Prato.

L'agente, dice una nota, nonostante la gravità delle lesioni non sarebbe in pericolo di vita ed è attualmente ricoverato all'ospedale di Prato. Solo contusioni per gli altri tre.

Secondo quanto riferito da Leo Beneduci, al detenuto, in passato protagonista di altri "atti di violenza tanto da avere subito vari spostamenti in diversi istituti di pena", non sarebbe stato consentito l'accesso alla funzione religiosa per le incompatibilità con altri reclusi. Questa sarebbe la ragione della rabbia scatenata poi nei confronti dei poliziotti. Secondo l'Osapp già ieri sera si erano verificati scontri tra compagini rivali all'interno del carcere della Dogaia.

"Si tratta dell'ennesimo episodio in cui i poliziotti penitenziari devono affrontare del tutto a mani nude i soggetti più violenti", dice Beducci, mentre i detenuti "hanno spesso a disposizione un vero e proprio arsenale" come spranghe, lamette, fornellini, coperchi di scatolette e carrelli. Il segretario chiede che non vengano lasciati 'inermi' gli agenti mentre altri corpi "sperimentano del tutto legittimamente Taser elettrici e spray al peperoncino", e interventi "concreti", al Capo del Dap Francesco Basentini e al Guardasigilli Alfonso Bonafede.

"Ogni giorno succede qualcosa, ed è quasi diventato ordinario denunciare quel che accade tra le sbarre delle carceri toscane". Così Donato Capece, segretario generale del Sindacato autonomo polizia penitenziaria (Sappe) commenta quanto successo oggi a Prato, ricordando le ultime violenze avvenute negli istituti di Pisa e Lucca nelle settimane scorse.

"Le carceri, specie in Toscana, sono un colabrodo per le precise responsabilità di chi ha creduto di allargare a dismisura le maglie del trattamento a discapito della sicurezza interna e in danno delle donne e degli uomini della polizia penitenziaria - prosegue il segretario del Sappe -. Non ci si ostini a vedere le carceri con l'occhio deformato dalle preconcette impostazioni ideologiche, che vogliono rappresentare una situazione di normalità che non c'è affatto".

Esprimendo solidarietà agli agenti coinvolti e chiedendo un immediato intervento degli ispettori del ministero della Giustizia, Capece sottolinea come gli stessi agenti "devono andare al lavoro con la garanzia di non essere insultati, offesi o - peggio - aggrediti da una parte di popolazione detenuta che non ha alcun ritegno ad alterare in ogni modo la sicurezza e l'ordine interno, come avviene sistematicamente proprio a Prato".

"È mai possibile che nessuno, al ministero della Giustizia e al Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, abbia pensato di introdurre anche per la polizia penitenziaria e i suoi appartenenti, per fronteggiare ed impedire aggressioni fisiche e selvagge - conclude -, strumenti come quelli in uso a polizia di Stato e carabinieri, ossia pistola 'taser' e spray al peperoncino?".