Scoperta ditta fantasma, sequestrato il conto corrente da 300mila euro

In 5 mesi ha emesso 3 milioni di euro di fatture per operazioni inesistenti

Prato, 23 gennaio 2023 - Nel mirino del nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza il fenomeno delle imprese “apri e chiudi”, particolarmente diffuso nell’ambito del distretto parallelo del tessile-abbigliamento e di conseguenza prima di tutto a Prato: soggetti economici - spesso intestati a “teste di legno” - il cui utilizzo è di solito strumentale all’evasione fiscale, l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, la contraffazione, il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, il riciclaggio ed il trasferimento all’estero di proventi illeciti.

Nell'ambito di queste indagini la Finanza ha individuato una ditta individuale che nel giro di soli cinque mesi (da luglio a novembre 2022) ha emesso oltre cento fatture per un ammontare pari a circa tre milioni di euro. Peccato che la stessa Finanza abbia accertato l’assenza di qualsivoglia struttura aziendale, tanto che presso il luogo d'esercizio dichiarato non c'era nessuna impresa e il titolare era irreperibile. Il titolare di fatto era in realtà un altro soggetto, che si era avvalso della collaborazione del prestanome (utilizzatore, peraltro, di una carta di identità elettronica falsa) e che non erano mai stati effettuati acquisti e/o importazione di merce.

Inoltre i controlli svolti presso le imprese clienti della ditta al centro dell'indagine (tutte della provincia di Prato) hanno permesso di accertare la fittizia cessione di merce, e quindi, che le fatture emesse erano riferibili a operazioni inesistenti, oltre a constatare che il conto corrente era esclusivamente utilizzato per l'incasso di fatture e l'invio della relativa provvista all’estero attraverso bonifici.

La Procura ha così emesso un provvedimento di sequestro preventivo d'urgenza, disponendo il sequestro del saldo attivo del conto corrente della ditta, pari a oltre 300mila euro. Il provvedimento è stato confermato dal Tribunale di Prato, sulla base della sussistenza del reato di emissione di fatture per operazioni inesistenti e che le somme di denaro appostate sul conto corrente della ditta erano qualificabili come “profitto del reato” di evasione fiscale.