Delitto Comeana: dietro l’omicidio le offese sui social

Chiuse le indagini sull’uccisione di Gianni Avvisato, il 38enne culturista freddato a colpi di pistola sulla porta di casa a Comeana il 24 novembre. Gli sparò Stefano Marrucci, 55 anni, fiorentino, pluripregiudicato, ’persona pericolosa’ secondo le forze dell’ordine, poi braccato per giorni e catturato in una casa di San Jacopino, indagato (e prossimo imputato) per omicidio volontario in concorso, porto abusivo di armi, ricettazione, detenzione di pistola ed evasione dai domiciliari a cui era obbligato dal luglio 2021. Chi lo accompagnò con la sua Alfa rossa a Comeana, Andrea Costa, 35 anni, manovale fiorentino, è accusato di porto abusivo di arma e di omicidio volontario in concorso. "Non ho mai saputo che Marrucci avesse una pistola. L’ho soltanto accompagnato, lui non guida".

Il movente – Sui motivi che hanno spinto Marrucci ad uccidere Avvisato la Procura propende per il diverbio dopo uno scambio di offese fra i due postate sui social. Decaduta la pista che portava a un regolamento di conti per presunti debiti che il padre della vittima avrebbe avuto col killer. Per la Procura è certo che si è trattato di omicidio volontario. L’incidente probatorio sulla Beretta cal. 9 (in dotazione alla questura di Livorno, rubata nel 2014) ha rivelato come l’arma fosse perfettamente funzionante al momento dello sparo. Decade quanto prospettato dalla difesa di Marrucci di un colpo partito innavertitamente per malfunzionamento dell’arma. E l’intenzione di Marrucci di intimidire Avvisato, non di colpirlo, tesi principe dell’accusa. Marrucci, difeso da Luca Cianferoni e Costa, (da Mattia Alfano e Massimo Nistri) sono in carcere: hanno 20 giorni per presentare memorie, documenti, chiedere di essere interrogati. Finora Marrucci si è sempre avvalso della facoltà di non rispondere.

Francesco Bocchini