La paziente uno che non sente più i profumi. "Porto ancora addosso i segni del Covid"

Un anno fa Patty Pessina manifestava i prim i sintomi, poi il tampone e l’esito scioccante. "Ora disprezzo chi non crede ai contagi"

Il selfie che Patty Pessina si scattò lo scorso anno appena dimessa dall’ospedale

Il selfie che Patty Pessina si scattò lo scorso anno appena dimessa dall’ospedale

Prato, 25 febbraio 2021 -  «E’ passato un anno dal primo giorno in cui il virus si manifestò con la sua potenza svegliandomi all’improvviso alle 3 di mattina. Era il 23 febbraio del 2020".  Ad un anno di distanza da quei primi, terribili sintomi è la stessa Patty Pessina a ricordare quei momenti di angoscia, quando le informazioni sul Covid erano ancora scarse e nessuno sapeva come comportarsi. "In Toscana non c’erano ancora stati casi. Dal numero di assistenza della Regione Lombardia mi dissero invece che se mi fosse venuta anche la febbre, allora era Covid-19 e sarebbe stato meglio correre a fare il tampone", ricorda la paziente uno di Prato in un lungo sfodo pubblicato sul proprio profilo Facebook.

«Da noi tamponi non ne facevano e l’ambulanza sarebbe venuta solo con crisi respiratorie. Ma i sintomi erano troppi: ricordo che iniziai il calvario alla ricerca di un ospedale per poter fare un tampone. Mi ricoverarono a Prato e scoprirono che ero positiva". Le ore successive per lei furono un inferno. Non solo per la malattia, ma anche per il pregiudizio delle persone, che la avevano subito additata come una untrice, temendo che infettasse tutta la città. "Era inutile qualsiasi spiegazione: la gente non aveva ancora capito l’entità del problema. E’ un’esperienza che segna, anche per ciò che ai tempi doveva combattere un malato Covid. Non bastava una malattia che azzera le tue forze, ti riempie di dolori, ti annienta la vista, ti crea emicranie paragonabili ad una meningite; non bastava vedere la tua pelle che si squama a strati e che si riempie di macchie rosse, o la tosse che non va più via, i dolori al torace e gli odori assurdi. Dovevo combattere con tutti quelli che vedendo questi sintomi strani e assurdi rimanevano allibiti fino ad arrivare a non credermi". Ad un anno di distanza quasi tutti hanno ben compreso la forza di questo virus. "Molti sintomi non sono andati via", ricorda Pessina. "E ogni tanto ricompaiono anche le macchie sulla pelle. Ci sono stati momenti di rialzo di temperatura, ma non ho mai potuto rifare un tampone dopo esser risultata negativa a quattro mesi dal primo test. Da un anno non so che profumo abbiano un fiore o i cibi che mi piacevano tanto. Non riesco a distinguere un odore dall’altro e spesso sono tutti cattivi odori. Il caffè sa di bruciato, il panettone ha lo stesso odore della pipì di gatto, il vino rosso odora di catrame o benzina. Si salvano qualche tipologia di dolce, il pane la pasta e i latticini e il pesce in base alla cottura: tutto il resto è al limite dell’immangiabile. Anche l’aria non profuma più". E ancora: "Da persona sana ti tramuti in una sorte di invalido non riconosciuto. La stanchezza cronica ti attanaglia e ti stanchi anche con semplici azioni quotidiane. Nel tardo pomeriggio iniziano i dolori, che si attenuano solo con una doccia bollente o il calore".  

A fronte di tutto questo, si capiscono le parole dure con cui Patty Pessina chiude il suo post: "E’ incredibile che dopo un anno si sentano ancora persone che non credono al virus e pensano sia tutta una montatura. Alle persone che non mettono la mascheri na perché hanno già avuto il Covid va tutto il mio disprezzo. Ancora non c’è una cura e non ci sono studi certi e tanti pensano di saperne più dei virologi. C’è un menefreghismo sconvolgente. Servirebbe più rispetto verso chi si è ammalato gravemente, invece si vuole continuare a fare ciò che facevamo prima del virus, fregandosene del fatto che sia ancora fra noi". E infine qualche personale idea sulle cose da fare: "Dobbiamo reinventarci una nuova e più moderna libertà. E bisognerebbe dare un supporto a tutti i malati post Covid 19 con protocolli sanitari volti ad analizzarne lo stato di salute, per capire se potranno mai tornare a fare ciò che facevano prima di ammalarsi".