"Se mi paghi non ti denuncio", militari arrestati. Sospesi dall'Esercito: "Siamo sdegnati"

Accusati di concussione, chiedevano soldi ai cinesi per chiudere un occhio

Il capo della Mobile Aurilia, il pm Gestri e il procuratore Nicolosi (foto Attalmi)

Il capo della Mobile Aurilia, il pm Gestri e il procuratore Nicolosi (foto Attalmi)

Prato, 16 novembre 2018 - Quattro militari, paracadutisti della caserma di Pistoia (due pratesi, un pistoiese e un pisano, di età compresa tra i 21 e i 44 anni), sono stati arrestati dalla polizia per concussione. I quattro si trovano adesso agli arresti domiciliari.

Secondo quanto riportato dagli inquirenti, i parà sarebbero usciti dai percorsi loro assegnati nell'ambito del piano "Strade sicure" per andare invece al Macrolotto, dove fermavano i furgoncini guidati da cinesi per effettuare dei controlli. Controlli fuori dalla loro competenza: chiedevano documenti, bolle di accompagnamento della merce trasportata, fino a trovare qualche irregolarità e poter così chiedere soldi in cambio della mancata denuncia.

Sarebbero otto i casi accertati e si parla di passaggi di denaro davvero modesti: poche decine di euro. Dall'analisi delle chat usate dagli orientali si capisce che il sistema era noto nella comunità perché i cinesi si avvisavano tra di loro della presenza della pattuglia così da prendere strade alternative ed evitare i controlli "abusivi".

A portare il caso all'attenzione della Questura sono stati due italiani, dipendenti di un'azienda cinese: avevano raccolto le lamentele dei colleghi e segnalato il fatto. Sono quindi partite le indagini della squadra mobile che dopo pedinamenti, intercettazioni e testimonianze raccolte dagli stessi cinesi ha proceduto agli arresti, chiesti e ottenuti dal pm Lorenzo Gestri.

SOSPESI DALL'ESERCITO - L'Esercito esprime "profondo sdegno e condanna" per la vicenda dei quattro paracadutisti. "Il personale coinvolto - si legge in una nota - si è macchiato, laddove le attività di indagine lo confermassero, di un comportamento inqualificabile per uomini e donne che indossano l'uniforme" e, "confermando la massima collaborazione e trasparenza con gli organi inquirenti, l'Esercito ha già avviato tutte le procedure per l'immediata sospensione dei militari dal servizio".

La Forza armata - che manifesta "totale intransigenza, tolleranza zero, nel perseguire tali inaccettabili condotte" - sottolinea che "tali isolati avvenimenti violano l'etica militare e non rispettano i principi e i valori su cui si fonda la nostra storica Istituzione e il suo personale che, invece, con profonda onestà, professionalità, e spirito di sacrificio, quotidianamente svolge il proprio dovere, in Italia e all'estero, anche a rischio della propria vita".