A Chinatown vanno a ruba le mascherine

In strada molti con la protezione, ma anche carne e pesce all'aria aperta. E si inviano tutori igienici ai parenti rimasti in patria

Chinatown pratese, passanti con la mascherina

Chinatown pratese, passanti con la mascherina

Prato 26 gennaio 2020 - In via Pistoeise è un brulicare di persone. Un viavai continuo di cinesi. Chi entra al bar, chi al supermercato, chi fuma accovacciato sul marciapiede e chi invece parla al telefono camminando a passo spedito. Rispetto a dieci giorni fa però c’è una differenza ben visibile: la gran parte dei cinesi che camminano, lavorano, telefonano, porta la mascherina alla bocca. Misure eccezionali per difendersi dal virus che sta tenendo in quarantena oltre 40 milioni di persone in Cina mentre il bilancio delle vittime in Oriente è in crescita.  Il virus è in Cina, a Prato non c’è nessuna emergenza secondo le fonti ufficiali, ma alla comunità orientale sembra non interessare. E così la farmacia Etrusca di via Pistoiese ha esaurito da giorni tutte le scorte di mascherine. Da quelle economiche a quelle più costose, gli scaffali sono stati svuotati.  «Avete paura del coronavirus?», chiediamo alla commessa ben truccata che sta dietro al bancone di uno dei tanti negozi di abbigliamento di via Pistoiese. «Virus? No, no, non capire italiano», ma appena usciamo dal negozio la commessa si volta e indossa di nuovo la mascherina che aveva tolto vedendoci entrare. «I miei amici la portano tutti anche per andare a scuola. Si difendono così. Io no, io non ho paura del virus», racconta invece Luca, un giovanissimo cinese intento a mangiare un piatto di ravioli. «Viaggi in Cina? No in questo momento nessuno li fa», aggiunge l’amico seduto al tavolo vicino.  Via Pistoiese è un mondo a parte e anche questa volta mostra tutte le sue differenze con il resto della città. Nessun pratese che viaggia con la mascherina alla bocca, ma al contrario ci sono centinaia di cinesi che lo fanno per proteggersi da un virus di cui qui non c’è traccia, mentre, al contrario, c’è chi continua imperterrito la vita di ogni giorno senza rispettare le più elementari norme d’igiene. Ed è così che, anche in un momento in cui comunque si è alzata l’asticella del livello di guardia, l’anziano cinese che magari del coronavirus conoce ben poco continua a trasportare carne su un carretto di legno dalle ruote arrugginite in mezzo al traffico, senza nessun tipo di involucro né protezione. Non mancano nemmeno cumuli di rifiuti in mezzo al marciapiede e cassette del pesce dall’odore nauseabondo abbandonate in strada. Le due facce di Chinatown: quella dell’eccesso di protezione e quella che vive senza regole

Intanto è partita la gara di solidarietà tra i cinesi. La comunità di Prato ha iniziato una raccolta di mascherine da inviare ai connazionali in Cina: nel paese del Dragone non se ne trovano più e quelle che ci sono hanno prezzi alle stelle, così sono in partenza aiuti da qui come ha annunciato intervenendo alla radio il consigliere comunale Marco Wong.  «Le notizie relative al coronavirus ci arrivano dai parenti in Cina, che ci raccontano di misure di prevenzione straordinarie e molto rigide,oltre che di precauzioni davvero particolari», spiega invece Luigi Ye, segretario dell’ associazione generale Ramunion Italia, presente dal 2009, che si occupa prevalentemente di attività di protezione civile. «Dal Consolato non ci è arrivata alcuna allerta – aggiunge Ye – solo il consiglio di non partire per la Cina, se non è strettamente necessario. Anche solo uno scalo aereo potrebbe essere a rischio».