Coronavirus, studenti cinesi di Prato bloccati in patria. Appello alle scuole: "Aiutateci"

Telefonate ai presidi: "Non sappiamo come fare"

Passeggeri in aeroporto con la mascherina

Passeggeri in aeroporto con la mascherina

Prato, 11 febbraio 2020 - «Che fate oggi pomeriggio? Uscite insieme?". "Com’è andato il compito in classe?". Dialoghi tra adolescenti della stessa classe. In questo caso però è tutta un’altra storia, sono sì dialoghi tra compagni di classe, ma i ragazzi in questione sono bloccati in Cina (in tutto sono un centinaio), a migliaia di chilometri da quella che, fino a poche settimane fa, era la loro quotidianità. Scuola, uscite pomeridiane, sport.

Adesso è tutto congelato. Ricki, William, Asia sono lontanissimi da quella che era la loro quotidianità. Non esiste più niente solo un grande divario che spaventa. È anche questo uno degli effetti del coronavirus. La polmonite che sta tenendo il mondo col fiato sospeso si ripercuote anche sugli studenti pratesi: ragazzi cinesi di origine, ma che ormai qui hanno tutta la loro vita, le loro amicizie, i punti di riferimento. È proprio questo che li spaventa talmente tanto da aver sentito la necessità di chiamare la preside della loro scuola e gli insegnanti, per chiedere aiuto.

Sentono la necessità di mantenere un contatto con gli amici, per quanto anche i contatti siano diventati un filo sottilissimo a causa delle difficoltà di conensione tra Italia e Cina. Erano tornati in patria solo qualche settimana fa per i festeggiamenti del capodanno, da lì non sono più riusciti a tornare. E adesso vivono segregati in casa, in città fantasma, in un mondo lontano migliaia di chilometri da quello che era il loro quotidiano soltanto il mese precedente.

«Siamo molto preoccupati per i nostri studenti, ogni giorno monitoriamo e verifichiamo la situazione. Al momento ne abbiamo otto che sono bloccati in Cina e che non si sa quando potranno tornare, possiamo solo sperare che questa situazione passi al più presto", conferma la preside del Dagomari Maria Gabriella Fabbri.

Sono circa una cinquantina gli studenti cinesi che non riescono a rientrare dalla Cina. Si tratta soprattutto di ragazzi adolescenti tornati in patria per il capodanno e adesso bloccati come in un brutto sogno dal quale non riescono ad uscire.

«Con i compagni di classe si sentono spesso, il problema è che adesso è diventato molto difficile anche parlarsi per WhatsApp, solo con WeChat riescono a scambiarsi messaggi, ma è complicato tutto in questo momento". La preside Fabbri è in ansia per i suoi studenti, così come lo sono i professori.

«Gli insegnanti sentono tanto questo disagio, sono in apprensione per i loro studenti. Sapere che i ragazzi che ogni mattina trovavano in classe adesso sono bloccati in Cina e non hanno idea di quanto torneranno è molto triste. I contatti con i compagni ci sono, ma stanno diventano sempre più difficoltosi e questo aumenta la nostra preoccupazione. I nostri alunni cinesi vogliono tornare a casa e la loro casa è Prato, ma non possono e non sanno nemmeno quando potranno farlo – aggiunge la preside –. Alcuni hanno ipotizzato di rientrare a maggio, anche questo sarebbe un problema perché con così tanti mesi di assenza rischiano di perdere l’anno scolastico. Davvero una brutta situazione contro la quale non abbiamo armi, solo sperare che possa finire al più presto".

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