REDAZIONE PRATO

Coraggio, cultura, speranza. Toccafondi: "Il Festival è un atto d’amore per la città"

La presidente della Fondazione: "Prato è una città mondo , fertile di presenze e intelligenze. Il luogo ideale per affrontare tanti temi e farlo in modo condiviso. Questo è il momento giusto". .

Al centro Diana Toccafondi, con alcune delle persone coinvolte nel progetto Prato Comunità educante

Al centro Diana Toccafondi, con alcune delle persone coinvolte nel progetto Prato Comunità educante

Diana Toccafondi, com’è nata l’idea del festival?

"Da un incontro con le organizzatrici, era l’agosto 2023: Annalisa Fattori, che guardava la sua Prato con gli occhi nuovi di chi ne è stato lontano, e Paola Nobile, che la guardava con gli occhi nuovi di chi la scopre per la prima volta. Questi occhi come una specie di scintilla hanno incontrato la nostra volontà come Fondazione di fare qualcosa per Prato che portasse contenuti nuovi e positivi per guardare con fiducia al futuro. Questo progetto l’abbiamo sempre pensato come una specie di regalo alla città, come è stato per l’acquisto del Trittico del Maestro di Mezzana, un atto d’amore. Perché una Fondazione bancaria non deve essere solo un soggetto erogatore di risorse, ma un catalizzatore di energie positive".

Perché il titolo Seminare idee?

"Prato è una città fertile, una terra che riceve e fruttifica. Così abbiamo pensato che fosse un luogo ideale per seminarci idee".

E il tema del coraggio?

"E’ un’idea che fa riferimento a un’esperienza fattiva di vita, che spesso questa città ha fatto nella sua storia, affrontando crisi e situazioni complesse".

Come sarà declinato?

"In tanti modi. Innanzitutto quello di ognuno di noi, con l’incontro di apertura dal suggestivo titolo Nessuna bilancia pesa il coraggio, protagonisti Roberto Saviano e Sandro Veronesi. Poi il coraggio di crescere per gli adolescenti, con Massimo Ammaniti, quello delle donne con Viola Ardone, Giorgio van Straten e Walter Veltroni. Quello della scienza e di vedere i suoi limiti, con Gianvito Martino che parlerà di intelligenza artificiale. E ci saranno le parole coraggiose tra musica e poesia, con Giuseppe Conte, Fabio Genovesi e Gino Castaldo. Il coraggio di denunciare, ad esempio i problemi del nostro sistema sanitario, con Milena Gabanelli e Simona Sala. Il coraggio della pace, con Andrea Riccardi che chiuderà il festival domenica. Tante saranno le idee da seminare, con tanti altri ospiti".

La sezione Seminare idee books?

"Anche questa nasce da un incontro. Quando come Fondazione abbiamo proposto alla sindaca Ilaria Bugetti l’idea del festival, il Comune con la Lazzerini stava pensando a un festival letterario, da organizzare nel cenro storico insieme al circolo letterario Bardamu e alle librerie indipendenti Gori e Le storie di Mippa. Le idee si sono incontrate, si sono unite, sono germogliate insieme. E poi il festival ha riunito le principali istituzioni culturali della città".

E i ragazzi del progetto Prato Comunità educante.

"Sì questo è per noi fondamentale. E’ un progetto che la Fondazione sta portando avanti dal 2022, coinvolgendo insieme alle scuole, alle associazioni del terzo settore e alle istituzioni della cultura quasi duemila ragazzi, che in questi anni sono ci hanno insegnato tante cose. Da loro abbiamo preso la forza per pensare il progetto del festival e loro ne saranno attivi protagonisti. E’ importante che i giovani si sentano soggetti e non oggetti delle epocali trasformazioni che stiamo vivendo ed è importante aiutarli a non sentire la fragilità del vivere una vita appesa al momento, che non riesce a vedere futuro".

Anche grazie al coraggio che viene dalla cultura...

"Certamente. La cultura è una forza liberatoria, che apre i nostri occhi e il nostro cuore, educandoci all’alterità, alla comprensione, alla condivisione. Anche dei sogni. Seminare idee è prima di tutto un festival di condivisione".

Ci sarà un’altra edizione?

"Prato è una città mondo, fertile di presenze e di intelligenze diverse. Nessuno meglio di lei può farsi carico adesso di temi come questi. C’è una parola greca che credo riassuma bene tutti questi significati. E’ kairòs e significa “momento giusto” o “momento opportuno”. Il festival non dovrà essere un episodio: abbiamo bisogno di continuità per dare speranza. Ogni anno sceglieremo una nuova parola con la quale confrontarci, sarà un modo di ritrovarci insieme, per leggere meglio il presente e noi stessi, per guardare con più fiducia e speranza al futuro, appunto".

Anna Beltrame