Coronavirus, Confindustria pronta a ripartire. "Daremo sicurezza ai lavoratori"

Il presidente Grossi e i vicepresidenti Matteini e Marini: "Garantiamo rispetto della salute. Ma lo Stato ci deve garanzie"

Giulio Grossi, presidente di Confindustria Toscana Nord

Giulio Grossi, presidente di Confindustria Toscana Nord

Prato - Le aziende di Confindustria Toscana nord sono pronte a ripartire martedì 14, giacché il decreto Conte sulla chiusura delle imprese nei settori non essenziali  ha come scadenza il giorno di Pasquetta. Anche se incombe l'ipotesi che il governo faccia slittare la ripresa generale, come ulteriore ostacolo al diffondersi del contagio da coronavirus. E' la posizione espressa dal presidente Giulio Grossi,  dai vicepresidenti Daniele Matteini e Francesco Marini e dal direttore Marcello Gozzi durante la videoconferenza stampa di stamani, durante la quale i rappresentanti degli imprenditori hanno sì guardato alla proprie spalle le perdite sui ricavi (e si teme anche sul piano occupazionale) ma soprattutto hanno ipotizzato gli scenari di una ripartenza che si richiede sia imminente, per non aggiungere danni a quelli già duramente manifestati con lo stop forzato a gran parte delle imprese del distretto nord della Toscana.  Il quale ha subito gli effetti del decreto in maniera composita. A Lucca lavora il 37% delle aziende che contano il 39% degli addetti, a Pistoia il 26% che assomma il 29% della forza lavoro. A Prato lavora  appena il 13% di imprese che riunisce lo 12% delle maestranze. "Anche se molte delle imprese attive perché con  codice Ateco compatibile con quello del decreto sono in realtà ferme perché di servizio al tessile che è bloccato", fa notare Francesco Marini. "Se la riapertura dovesse slittare ancora, per molte aziende non ci sarebbero più problemi", afferma con sarcasmo Matteini, alludendo alla fine certa di molte imprese. 

Stasi «Il territorio ha una fortissima connotazione manifatturiera, con la presenza di alcuni dei settori maggiormente penalizzati dalle chiusure - spiega il presidente Giulio Grossi -. Con una situazione sanitaria fortunatamente non altrettanto grave di quella di altre aree del paese, alle quali va tutta la nostra vicinanza e solidarietà, abbiamo il 78% delle imprese ferme». Bloccati sono oltre al tessile pratese, il calzaturiero dell'area pistoiese e lucchese, il lapideo e la nautica in Versilia, il farmaceuico e la maggio parte della plastica in Lucchesia. Oltre per ragioni ben comprensibili, il turismo.    

Ripartenza - Riaprire martedì 14 significa non perdere ulteriore terreno rispetto alla concorrenza produttiva di paesi che non si sono mai fermati o hanno ripreso da tempo. "Purché le aziende abbiano ordini e i clienti  non si siano già rivolti ad altri fornitori, come può ben accadere nel tessile" insiste Marini, Significa anche essere pronti a rispondere ai requisiti di sicurezza che saranno imposti alle imprese. Già ma da chi? E' il primo dilemma. Il presidente della Toscana Rossi giorni fa ha indicato i requisiti per ripartire: distanze, fornitura di gel, test sierologici. Ma prima di analizzare ciascuna voce, la domanda è: la materia della sicurezza sul lavoro è competenza delle  Regioni e resta del governo. Un bel dilemma a quattro giorni dall'ipotetica riapertura . con Pasqua e Pasquetta in mezzo. 

Salute In ogni caso, "la tutela della salute è la priorità assoluta: ne siamo consapevoli e convinti fino in fondo, come imprenditori ma prima ancora come persone, al di là di ogni ruolo - ha detto Grossi - Le nostre imprese, sia quelle che ora lavorano sia quelle ferme, si sono adeguate con la massima cura e sollecitudine alle prescrizioni della legge, alcune delle quali onerose dal punto di vista organizzativo e dei costi. Lo abbiamo fatto senza discutere e oggi che chiediamo di riaprire siamo disponibili a valutare la fattibilità di misure ulteriori come test di controllo sui contagi, quando questi saranno disponibili e riconosciuti validi". Marini spiega che la sua azienda è attrezzata per varie sanificazioni durante il giorno. Grossi aggiunge che - specie a Lucca - le aziende che attualmente lavorano fanno scuola   per quelle che riapriranno. E per gli stessi artigiani dell'indotto - aggiunge Matteini -  "le aziende madri (specie Hitachi nel ferromeccanico pistoiese) addestrano e indirizzano verso la sicurezza". 

Perdite Difficile una previsione, senza conoscere l'effettiva durata del blocco. Matteini parla di 6-700 milioni a settimana, quindi alcuni miliardi nel distretto. Senza contare i danni indiretti che si manifestano a cascata sull'indotto.        

Liquidità Il Decreto appena pubblicato soddisfa le imprese solo parzialmente. I finanziamenti sia del Fondo di garanzia PMI che con garanzia Sace sono giudicati insufficienti come durata sia dei finanziamenti stessi (6 anni, se ne chiedono almeno 10) sia dei preammortamenti (per le imprese ne occorrono almeno 2). Nel caso del Fondo di garanzia Pmi vi è anche, nel caso della Regione Toscana, il vincolo del passaggio obbligato dai Confidi che rallenta considerevolmente il percorso. Necessario inoltre neutralizzare i costi per accedere alle garanzie statali. Si aggiunge a ciò la mancata - almeno fino a stamani - comunicazione ad Abi di disposizioni attuative destinate alle banche e relative ai prestiti. 

Fisco Confindustria Toscana Nord chiede misure speciali per le aziende che hanno dovuto chiudere e per quelle attive in difficoltà, attestata da cali di fatturato pari almeno al 20% a marzo 2020 e nei messi successivi rispetto agli stessi periodi dello scorso anno, con sospensione di versamenti e adempimenti, inclusi quelli locali, e dei contributi previdenziali e assistenziali fino a due mesi dopo la dichiarazione di “fine emergenza”. La diversa previsione nel testo del decreto liquidità in questo senso, pare ancora inadeguata. Necessari anche interventi di ristoro e compensazione fiscale e garanzie statali a supporto dell'assicurazione dei crediti commerciali; da cancellare anche la plastic tax.  

Opportunità Covid-19 come chanche di lavoro. "Le aziende  temporaneamente riconvertite alla produzione di mascherine lo hanno fatto per testimonianza, senso di partecipazione e non direttamente per business - ha detto Grossi -  A Lucca sono state segnalate alle aziende maggiori le piccole imprese produttrici di filtri, nastri, tessuto non tessuto che fabbrichino semilavorati spendibili nel contenimento del coronavirus.

Petizione A Prato un imprenditore iscritto a Confindustria, Roberto Rosati, ha promosso una raccolta di firme da consegnare al sindaco Biffoni con la richiesta di riapertura martedì 14 per il settore tessile. "Confindustria non sosterrà direttamente l'iniziativa per non condizionarla - spiega Marini - pur condividendone gli obiettivi e con numerosi dipendenti anche della mia stessa azienda che l'hanno firmata. Che l'abbiano firmata i lavoratori, significa che sono consapevoli della sicurezza che troveranno e che pretenderanno". 

Piero Ceccatelli