Classe III C, scuola media Ser Lapo Mazzei, Prato

Testimonianza realistica della possessività violenta esercitata da certi uomini verso le proprie compagne

Migration

Penso che la mia compagna e i miei figli a volte abbiano paura di me, ma non ce n’è motivo, io li proteggo. Ho detto a mio figlio di non parlare a nessuno di questa cosa o lo avrei picchiato, come ho fatto con sua madre. Mio figlio ha scritto sul diario che potremmo separarci, perché litighiamo sempre, ma gli ho detto di smetterla con queste stupidaggini e di pensare a studiare. Lavoro tutto il giorno e quando rientro mi dà fastidio questo clima gelido nei miei confronti. Capita che, quando sono stanco, loro facciano apposta a farmi arrabbiare, ne combinano una al giorno. Avrò pure il diritto di sfogarmi. Se non mi ascoltano, soprattutto lei, devo per forza alzare la voce e far sentire chi comanda. Ovviamente guardo sempre il suo telefono, ma lei lo può usare sotto la mia supervisione. Se le arriva un messaggio di un uomo, devo farle capire che è sbagliato. Un giorno le è squillato il telefono e siccome non conoscevo il numero, le ho buttato il cellulare nel water. La controllo anche con un dispositivo di tracciamento, ma lei non lo sa; se non è dove dovrebbe essere, la vado a prendere. La faccio anche uscire per fare la spesa, però i soldi sono molto importanti e non posso farli gestire a lei. Le concedo un budget mensile con cui deve fare tutto; se le avanza qualcosa, può comprarsi quello che vuole; oppure me lo dice prima e le do i soldi esatti. Sono un ottimo compagno e ho tutto sotto controllo. Diciamocelo chiaramente, le donne sono come oggetti, non hanno grande importanza. Le ho spiegato che dovrebbe essermi grata, che nessuno la prenderebbe e che solo io la amo; eppure prova sempre a sfuggirmi e a ribellarsi alle regole. Non mi piace quando si trucca e si mette la gonna, non sta bene. Cerco di farle capire anche che non troverà mai nessuno che la ami così, perché lei non vale granché. Le donne non sono come gli uomini, tocca a noi gestirle e decidere come devono muoversi, altrimenti va tutto allo sfacelo. Ci tocca strattonarle, prenderle a schiaffi, quando ci fanno arrabbiare, ma è per il loro bene. Spesso lei mi fa venire voglia di ammazzarla. Picchiandola posso farle capire chi comanda, sentire la mia superiorità. Perché dovrei controllarmi? Quello che faccio è giusto. Io sto bene, la mia relazione è sana e tranquilla, la mia donna obbedisce a quasi tutto quello che le dico. Non è colpa mia se mi fa arrabbiare. Dovrebbe imparare a sentire solo me e tutto andrebbe meglio. Se ha me non ha bisogno di altre persone, amici o familiari. Perché dovrebbe guardare qualcuno per strada? Non ho voluto neanche che lei studiasse o lavorasse, perché potrebbe diventare troppo intelligente e indipendente. Lei è mia.