Ancora un nulla di fatto per il processo sulla mafia cinese. L’udienza di ieri è stata rinviata in quattro e quattrotto per gli ennesimi difetti di notifica ad alcuni imputati. I giudici si sono visti costretti a rinviare tutto. Appuntamento il 10 marzo quando – si spera – finalmente il processo ai 55 imputati, quasi tutti cinesi accusati di far parte di una temibile associazione di stampo mafioso, si aprirà. E’ la terza volta che il tribunale di Prato è costretto a rinviare la prima udienza, una volta per difetti di notifica, un’altra perché erano spariti i 56 faldoni che compongono il corposo fascicolo penale. I faldoni ieri sono magicamente riapparsi mentre mancavano le notifiche. La "maledizione" del processo "Chinatruck" sembra proseguire. Alla sbarra ci sono quelli che erano stati considerati dalla Dda di Firenze, che ha coordinato le indagini della squadra mobile di Prato, i capi di una organizzazione criminale di stampo mafioso che aveva sede fra Prato e Roma. Al vertice di questa presunta associazione ci sarebbe stato il "terribile" Zhang Naizhong, definito a più riprese dal gip nell’ordinanza che dispose le misure cautelari nel gennaio del 2918, il "capo dei capi", "l’uomo nero". In realtà, Naizhong è già stato assolto dall’unico reato (il processo è stato stralciato per quegli imputati che avevano ancora una misura cautelare) contestato: una usura risalente al 2011. I reati contestati nell’inchiesta risalgono a parecchi anni fa e quasi tutti, a parte il 416 bis, sono oramai vicini alla prescrizione. Inoltre, su tutto il procedimento gravano già due pronunce (del Riesame e della Cassazione) che hanno escluso l’aggravante mafiosa. Solo questo processo potrebbe chiarire se veramente a Prato esisteva una organizzazione criminale in odor di mafia. Difficilmente però il processo vedrà la fine se si continua di questo passo.

Cronaca

La piovra gialla 



Ancora un nulla di fatto per il processo sulla mafia cinese. L’udienza di ieri è stata rinviata in quattro e quattrotto per gli ennesimi difetti di notifica ad alcuni imputati. I giudici si sono visti costretti a rinviare tutto. Appuntamento il 10 marzo quando – si spera – finalmente il processo ai 55 imputati, quasi tutti cinesi accusati di far parte di una temibile associazione di stampo mafioso, si aprirà. E’ la terza volta che il tribunale di Prato è costretto a rinviare la prima udienza, una volta per difetti di notifica, un’altra perché erano spariti i 56 faldoni che compongono il corposo fascicolo penale. I faldoni ieri sono magicamente riapparsi mentre mancavano le notifiche. La "maledizione" del processo "Chinatruck" sembra proseguire. Alla sbarra ci sono quelli che erano stati considerati dalla Dda di Firenze, che ha coordinato le indagini della squadra mobile di Prato, i capi di una organizzazione criminale di stampo mafioso che aveva sede fra Prato e Roma. Al vertice di questa presunta associazione ci sarebbe stato il "terribile" Zhang Naizhong, definito a più riprese dal gip nell’ordinanza che dispose le misure cautelari nel gennaio del 2918, il "capo dei capi", "l’uomo nero". In realtà, Naizhong è già stato assolto dall’unico reato (il processo è stato stralciato per quegli imputati che avevano ancora una misura cautelare) contestato: una usura risalente al 2011. I reati contestati nell’inchiesta risalgono a parecchi anni fa e quasi tutti, a parte il 416 bis, sono oramai vicini alla prescrizione. Inoltre, su tutto il procedimento gravano già due pronunce (del Riesame e della Cassazione) che hanno escluso l’aggravante mafiosa. Solo questo processo potrebbe chiarire se veramente a Prato esisteva una organizzazione criminale in odor di mafia. Difficilmente però il processo vedrà la fine se si continua di questo passo.

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Chinatruck, il processo non parte Dopo i faldoni spariti nel nulla mancano le notifiche ai difensori

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