Chat antiladri, l’arma che funziona. "Ma segnalate solo episodi concreti"

Grandini (carabinieri): "Il controllo di vicinato? Esperimento positivo"

Marco Grandini, tenente colonnello dei carabinieri, spiega vantaggi e possibili rischi dei gruppi di controllo di vicinato

Marco Grandini, tenente colonnello dei carabinieri, spiega vantaggi e possibili rischi dei gruppi di controllo di vicinato

Prato, 18 marzo 2018 -  «Meglio i gruppi Whatsapp che le ronde improvvisate. I controlli fai -da-te in strada possono infatti risultare pericolosi: espongono a rischi i cittadini che potrebber ritrovarsi faccia a faccia con malfattori di ogni genere. Dunque, bene le chat, anche se vanno usate in modo oculato».

Marco Grandini, tenente colonnello dei carabinieri, giudica in podo sostanzialmente positivo la nascita dei cosiddetti «Gruppi di controllo di vicinato» attraverso i quali i residenti provano a tenere sott’occhio i relativi quartieri. Dopo l’esperimento di Maliseti (dove ieri sono comparsi i primi controlli), anche La Querce. «Il controllo di vicinato deve essere formalizzato in un protocollo e condiviso con prefettura e Comune, oltre che essere riconosciuto dalle forze di polizia. E’ un servizio che non si improvvisa: deve avere un referente che si interfaccia con le istituzioni. Solo così il controllo di vicinato assume valore giuridico». Grandini non demonizza le forme spontanee di controllo tramite l’impiego di smartphone e messaggistica immediata.

«Anzi, ben vengano - afferma - perché si tratta di un modo concreto, per gli abitanti di un quartiere, di ristabilire contatti sociali e di solidarietà. Tutto questo rappresenta un valore aggiunto: le persone instaurano legami che nella società di oggi si sono persi, una sorta di mutuo soccorso». Ma i gruppi di vicinato vanno anche usati con attenzione per evitare il classico ‘al lupo al lupo’ a discapito di episodi rilevanti. «Bisogna fare attenzione nella gestione di questi gruppi, nei quali spesso si rischia di perdere la cognizione delle cose. Si scrive di tutto e il pericolo è che gli episodi più importanti passino inosservati in mezzo a miriadi di segnalazioni di poco conto. Rispetto al controllo di vicinato riconosciuto, dove esiste il coordinamento di un referente, in quei casi non esiste un coordinatore che filtra le informazioni e tiene i contatti con le forze dell’ordine e le istituzioni».

Il consiglio di Grandini è dunque quello di passare alle forze dell’ordine solo le segnalazioni importanti «perché non ci sia un aggravio di lavoro senza effettive esigenze concrete». La raccomandazione ai cittadini è di concentrarsi su segnalazioni fondate e di raccogliere quante più informazioni possibili. Voglio infine ricordare che questi gruppi non possono sostituirsi alle telefonate al 112. Questo è un sistema che permette di tenere gli occhi aperti su quanto accade nel vicinato, ma gli interventi vanno poi delegati alle forze dell’ordine. Personalmente ho incontrato i cittadini per sensibilizzarli ad un corretto uso del gruppo Whatsapp e per improntare al meglio il rapporto con le forze dell’ordine. E abbiamo in programma altri incontri proprio per evitare di commettere errori in queste attività spontanee di controllo». Comunque sia, secondo il tenente colonnello Marco Grandini oggi a Prato la sicurezza reale e la percezione della sicurezza corrono su binari differenti. «La situazione reale è migliorata grazie ad una maggiore presenza di personale in uniforme. Il nostro impegno è anche quello di contattare i cittadini porta a porta per fornire loro indicazioni su come difendersi dai malintenzionati. Resta invece da lavorare molto per aumentare la percezione della sicurezza. E’ questo uno degli obiettivi che ci siamo dati nell’ambito del Comitato provinciale per la sicurezza».

Sara Bessi