
Centauro, un amore di violoncello Dalla Verdi alle grandi orchestre
"Insegno da ben dieci anni al liceo musicale di Pisa". Un bel balzo dal 1989, quando Simone Centauro ragazzino di otto anni si barcamenava quasi a giocare con gli strumenti nella classe di propedeutica alla Scuola Verdi di Prato. Oggi ha 42 anni, sposato già padre di una bambina di nome Viola (affinità elettiva...) e un figlio in arrivo. "Avevo poco più di mia figlia quando ho partecipato a quello spettacolo al Metastasio scritto da Roberto Becheri per i ragazzini, in costume da animali marini, meduse, pesci...". Primi tempi: "Un mare di sogni", e uno è divenuto realtà, proprio partendo dalla propedeutica e andando a scegliere il violoncello: "Per gli strumenti a fiato ci vuole fisico adatto – racconta Centauro –, il violino lo trovavo scomodo, il pianoforte piace a tutti, il violoncello non mi aveva folgorato ma avevo le mani giuste; al tempo ci fu una dose d’incoscienza che si rivelò la scelta giusta, consigliata né dai miei genitori né da amici, ma dalla professoressa Beatrice Guarducci e dal maestro Ficarra". La maggiore formazione per il talentuolso violoncellista arriva dal maestro Filippo Burchietti della Verdi, con cui si diploma nel 2006 e prende lezioni individuali con Giovanni Gnocchi. Dopo il diploma prende il largo oltre quel "Mare dei sogni" infantile: si diploma con l’Orchestra giovanile italiana di Fiesole, suona dal 2010 con la Camerata e col Maggio musicale fiorentino. "Ho avuto molta fortuna per l’opportunità di incontri con Muti, Abbado e perfino Penderecki, compositore polacco al Festival di Ravenna".
Il violoncello, scelta giusta. "Mi appartiene la sua voce calda che sostiene gli altri strumenti – racconta –, il basso che difficilmente è virtuosismo fine a se stesso, come può essere il violino", aggiunge. Ricorda un assolo di intensa cantabilità da "I Masnadieri" di Verdi scritto apposta a Londra per il grande violoncellista Alfredo Piatti, eseguito da studenti della Verdi al Ridotto del Metastasio nel 2013 inaugurazione anniversario verdiano. "Mi piacerebbe trovare tracce verdiane per violoncello, cantabili, come quella. Ma la cosa che mi fa sentire meglio è il suonare in orchestra un modo di sentirsi più in armonia con l’esperienza di anni di studio: è vivere la musica". Il futuro? "Visti i tempi che corrono mi contenterei di continuare a suonare come ora – conclude –, perché in Italia c’è da battere concorrenze spietate. Poi ora, accanto al violoncello, c’è anche la mia... Viola".
Goffredo Gori