"Cassa depositi e prestiti deve intervenire"

Crestini (Confartigianato): "L’unica soluzione è che si faccia carico dei crediti generati dai bonus. O sarà una stangata per tutto il settore"

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"Nel settore dell’edilizia serve un intervento urgente del governo: Cassa Depositi e Prestiti deve farsi carico dei crediti finora generati da bonus facciate e 110%, trainando con sé anche il sistema bancario. Alternative non ce ne sono, se non quelle di assistere a imprese costrette a chiedere finanziamenti, mutui, o peggio ancora a portare i libri in tribunale lasciando cantieri a metà, persone senza casa e operai licenziati". E’ un vero e proprio allarme sociale quello che si nasconde dietro l’angolo per Prato e per l’Italia intera se non si sbloccherà la paralisi del settore edile. Le ristrutturazioni sono infatti quasi completamente bloccate a causa delle falle nel sistema di cessione del credito, col governo che ha superato i fondi che aveva previsto di stanziare per l’operazione, le banche che stanno sulla difensiva in attesa di conoscere le nuove mosse dell’esecutivo, e le imprese meno strutturate che sono andate in totale crisi di liquidità. Ma non finisce qui. Perché a rimetterci sono le stesse famiglie: qualcuna ha deciso di ristrutturare la propria abitazione principale e adesso si ritrova con l’immobile senza infissi, o peggio ancora con la casa trasformata in un cantiere abbandonato. D’altronde senza liquidità le imprese non riescono a pagare gli operai, né ad acquistare il materiale necessario per completare le ristrutturazioni. E così, alla fine, a rimetterci sono tutti gli attori in gioco: ditte, operai e proprietari privati.

Da tempo a interessarsi del problema è anche Confartigianato, che col proprio presidente nazionale del settore edilizia, Stefano Crestini, chiede un intervento risolutivo da parte dello Stato. "La situazione è veramente complicata – spiega –. Purtroppo è stato tradito il patto fra il governo e le imprese. Lo Stato ha chiesto al settore dell’edilizia di fare da traino per la ripresa dell’economia, superando la situazione stagnante causata dalla pandemia. Di fatto abbiamo contribuito ad accrescere il Pil, ridotto il consumo di suolo, garantito l’efficientamento energetico del patrimonio immobiliare storico del Paese, ma poi il meccanismo si è inceppato. E adesso lo Stato deve farsene carico perché se le cose vanno avanti così ci possono essere sviluppi tragici, per non parlare della mole di contenziosi civili che si potrebbero aprire fra privati, imprese e lo Stato stesso".

Di fatto, quindi, i cantieri di ristrutturazione degli immobili sono quasi tutti fermi, fatta eccezione per le case di pregio, i cui proprietari dispongono della liquidità necessaria per pagare direttamente le imprese. "Le imprese non possono più fare da banca per i privati – aggiunge Crestini –. Le ditte sono esposte per centinaia di migliaia d’euro su materiali, iva da pagare nonostante le fatture non siano state incassate, e contributi fiscali e pensionistici per gli operai. La sensazione è quella che stia per arrivare una vera e propria stangata su tutto il settore e per la stessa società civile. Perché senza liquidità le ditte chiudono, gli operai rimangono a casa e le ristrutturazioni restano a metà o su carta". Ma come venirne fuori? Confartigianato invoca l’intervento di Cassa Depositi e Prestiti. "Si garantiscano i crediti finora maturati – conclude Crestini –. Poi si faccia un piano decennale con un’aliquota di detrazione che sia sostenibile per le casse dello Stato. Il governo non può abbandonare al proprio destino le imprese edili".

Stefano De Biase