Boom per i filati: cielo sereno su Pitti Island "Ma il vero test sarà la risposta del mercato"

Ottima l’affluenza nell’anno della ripartenza, ma mancano ancora i clienti dall’Oriente. Il nostro viaggio tra i produttori pratesi

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Si approda a Pitti Island - l’Isola Pitti è il leit motiv dell’estate - come naufraghi dopo due anni di assenza dalla Fortezza da Basso: qui fra i rumori del mare e un’esplosione di colori delle collezioni di filati per maglieria autunno-inverno 2023, si ritrova un’affluenza di visitatori che allarga il cuore. E fra i 114 marchi e gli 82 espositori, ci sono i 29 produttori di filati del distretto pratese e le 4 aziende di servizi. I visitatori arrivano dall’Italia, dall’Europa e si registrano molti americani. Mancano i clienti dall’Oriente e dal Far East: i lockdown ripetuti per il Covid tengono ancora al palo un gigante come la Cina. L’umore è alto con gli ordini che non mancano, ma gli interrogativi si moltiplicano all’orizzonte in vista della prova del nove in autunno: quella degli acquirenti finali nei negozi. Le incertezze sono ancora tante: dai rincari di gas, energia e la carenza di materie prime, alla instabilità dovuta al conflitto bellico e alla corsa dell’inflazione. Ma l’ottismo fa da padrona e la voglia di esserci con filati belli, di qualità e sostenibili fa la differenza negli stand dei pratesi.

"Siamo felici di esserci con un’esplosione di colori e di filati stampati su macchina come se fosse una festa - dice Raffaella Pinori di Pinori Group - Ci sono due criticità da tenere a bada: il Covid e ciò che ne consegue e l’inflazione. Gli ordinativi sono sostenuti, ma si deve vedere come andranno le vendite in autunno nei negozi e il colosso Cina che non si sa come reagirà".

Per Tommaso Arrischi (Industria Italiana Filati) "stiamo vivendo un periodo interessante e buono per Prato, grazie alle piccole gocce di ritorno di produzione dalla Cina in Italia e a Prato. Il grande interrogativo è capire se i brand hanno acquistato sensibilità per cui vale la pena o meno produrre in Cina". Ilaria Manifatture Lane con i suoi 55 anni sta attraversando le difficoltà della pandemia e della guerra ancorata alla tradizione. "Nei primi mesi dell’anno gli ordini sono stati straordinari, ma ora si va verso il rallentamento per via della stagionalità. I clienti non chiedono più garanzie sui prezzi: c’è un comune sentire della situazione che ci sta aiutando", dice Giampaolo Bruni. Allo stand di Igea, azienda fresca del riconoscimento dello Stefanino d’Oro, dominano i motivi animalier che riprendono il fil rouge Wild di Pitti 91. "Le incertezze del momento rallentano il commercio - dice Stefano Borsini - sui listini cerchiamo di spiegare ai clienti che non possono essere stabili. Anche le grandi griffe sono prudenti negli acquisti. A ciò si aggiungono le chiusure legate al Covid, anche degli aeroporti, dove i brand si sono visti costretti a chiudere i punti vendita". L’instabilità mondiale ha riflessi sul potenziamento del parco macchine con nuove tecnologie: "Ne abbiamo comprate delle nuove, la consegna è avvenuta in ritardo perché mancavano alcuni pezzi elettronici provenienti dall’Oriente".

C’è entusiamo nello stand della Cofil per la grande affluenza di clienti sia italiani che stranieri: Federico Corrieri, ideatore della mini fiera Rifiliamo made in Montemurlo e poi in Prato nel periodo più nero del 2020 per aiutare il tessile a rialzare la testa, non si è fatto soffocare dalle preoccupazioni del momento. "Fare l’imprenditore è anche osare e rischiare, è una passione. Insieme ad altri due soci e Cofil al 50% si inizia una nuova avventura con Textura srl per la produzione di capospalla e arredamento. Una realtà che avrà bisogno di assunzioni". Barbara Pedrini ha la sua azienda, la Fil.pa 74, nel cuore di Chinatown, e resiste in quello che era il vecchio distretto, nonostante una convivenza non sempre facile. "Abbiamo ordini nei nostri tre settori arredamento, tessile abbigliamento e maglieria: prezzi e reperibilità di materie prime sono il cruccio principale. Il punto interrogativo rimane settembre perché non si sa se il mercato è in grado di reggere gli aumenti". Dello stesso parere Giampiero Livi della Ecafil Best: "Si avvertono già delle flessioni sul mercato dettate dall’incertezza storica e dalla diminuzione del potere di acquisto".

Sara Bessi