"Aziende in stand by: nessun nuovo cantiere"

Orlandi (Ance Toscana Nord): "Tante aspettano di capire le mosse delle banche. Temiamo che in autunno ci saranno diverse cessazioni"

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Un caos generalizzato che mette a rischio la sopravvivenza di decine di aziende del settore edile e che costringerà molte imprese a indebitarsi per fare fronte agli impegni presi con clienti, operai e fornitori. L’appesantimento normativo scaturito dai provvedimenti ministeriali e il blocco dei pagamenti da parte delle banche verso le imprese che avevano chiesto la cessione del credito dei cantieri legati al superbonus 110% e al bonus facciate sta creando una situazione complicatissima anche a livello provinciale. La storia delle due imprese pratesi a rischio chiusura non è isolata, ma racconta di una realtà diffusa a livello territoriale. "Purtroppo la situazione di difficoltà è generalizzata – spiega Daria Orlandi, presidente di Ance Toscana Nord, l’associazione degli edili di Confindustria -. Da aprile stiamo facendo i conti con questo blocco dei pagamenti e con le proroghe delle scadenze del superbonus che arrivano sempre all’ultimo minuto disponibile. Finora abbiamo sentito solo chiacchiere e nessuna certezza. Peccato però che per effettuare i lavori servano programmazione e liquidità, elementi che al momento mancano totalmente nel mondo dei bonus dell’edilizia". Mentre le banche più grandi prendono tempo per non ritrovarsi in pancia crediti che non potranno utilizzare ai fini fiscali, e quelle più piccole si stanno sempre più allontanando dal meccanismo della cessione del credito, le imprese si ritrovano in una triplice morsa. Da un lato non arrivano i pagamenti, dall’altro i fornitori chiedono di rientrare degli impegni presi e infine ci sono i clienti insoddisfatti del mancato rispetto delle tempistiche. "Per le imprese più strutturate c’è una sola strada da potere perseguire, quella di prendere dei finanziamenti dalle banche – prosegue Orlandi –. D’altronde i cantieri devono andare avanti per rispettare le scadenze del superbonus, come ad esempio fine 2022 per le abitazioni monofamiliari. Senza dimenticare il rischio di contenziosi con i privati con cui è stato firmato un contratto d’appalto. Le aziende nate da poco, con l’ottica di sfruttare il boom dei bonus edili, invece rischiano di cessare l’attività. Per mesi si è andati avanti lo stesso con i cantieri nella speranza che la situazione si risolvesse, ma adesso c’è chi è in difficoltà".

Come detto il malcontento è generalizzato. Perché a fianco delle imprese in crisi, ci sono pure i cittadini che hanno pagato i professionisti per fare lo studio di fattibilità della ristrutturazione e che eventualmente hanno anche sanato alcune incongruenze urbanistiche, e che ora si ritrovano col cantiere che non parte. "Al momento nuovi cantieri non partiranno - sottolinea Orlandi –. Tutte le imprese sono in attesa di banche e assicurazioni per capire le loro mosse. A rimetterci, al momento, sono soprattutto i condomini i cui lavori possono finire entro il 2023 e che quindi sono stati lasciati per ultimi". Nell’edilizia, inoltre, c’è un altro segnale che fa capire il momento di crisi. "Finora era impossibile trovare operai sul mercato – conclude la presidente di Ance Toscana Nord –. Da luglio, invece, si iniziano a vedere nuove disponibilità, segno che qualche azienda ha fermato i propri lavori. Finora in cassa edile non abbiamo ancora visto cessazioni di attività, ma la paura è che fra settembre o ottobre possano arrivare un po’ di chiusure".

Stefano De Biase