Aziende apri e chiudi, imbroglio senza fine Dati choc: illegale il 90% delle ditte sospette

La Finanza ha passato al setaccio le nuove imprese e chiuso 85 partite Iva nel giro di pochi mesi. Per molte altre l’iter è ancora in corso

Prevenire piuttosto che reprimere. Eradicare sul nascere il sistema delle ditte fantasma e di quelle "apri e chiudi" che forniscono la "patente" per commettere tutta un’altra serie di reati troppo spesso riscontrati nella gestione delle aziende a conduzione cinese: dall’evasione fiscale e contributiva, all’emissione di fatture per operazioni inesistenti, alla contraffazione, al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, al riciclaggio e al trasferimento all’estero di proventi illeciti. E’ questo l’obiettivo dell’operazione "Stop open and close" portata avanti dalla Guardia di finanza di Prato negli ultimi cinque mesi in stretto contatto con l’Agenzia delle Entrate. L’attività delle Fiamme gialle si è svolta principalmente a tavolino, partendo dalla verifica delle aperture delle nuove partite Iva nei sei mesi precedenti. Sono state circa 4800 le partite Iva passate al setaccio di cui 85 hanno evidenziato anomalie nella gestione o nel carico di lavoro, di ordini e fatture. A quel punto è scattato il controllo nelle aziende che, nel 90% dei casi (72 ditte su 85), sono risultate irregolari, fantasma o intestate a prestanome. Le ditte controllate sono quasi tutte a gestione orientale e si trovano nel distretto pratese, compreso Montemurlo, ma anche nel pistoiese. Per queste 72 attività la Guardia di finanza ha proposto la chiusura alla Agenzia delle entrate e per 60 è già stata cancellata la partita Iva. Altre aziende hanno presentato ricorso e l’iter è ancora in corso. Si tratta di una operazione importante perché si colloca accanto agli strumenti repressivi (come controlli e blitz) e può servire per porre un freno al problema delle ditte fantasma e così dette "apri e chiudi" che stanno alla base di tutte le altre irregolarità spesso riscontrate dalle indagini delle forze dell’ordine e della Procura e che costituiscono la base del cosiddetto "sistema Prato".

"Stiamo parlando di soggetti economici nella forma giuridica più semplice, quella di ditte individuali, che spesso si rivelano scatole vuote, senza alcuna struttura o organizzazione", spiegano dal comando provinciale della Finanza. "Altre volte, anche se effettivamente esistenti, i soggetti economici sono comunque destinati a essere sostituiti in tempi brevi, nei medesimi locali, con la stessa manodopera e gli stessi macchinari, da altre analoghe imprese che, sotto nuove e immacolate vesti, continuano a operare nell’illegalità sottraendosi a responsabilità penali e all’erario". Non è un caso infatti che il tasso di mortalità delle imprese cinesi della provincia pratese risulti costantemente elevato, tanto che un terzo di esse non supera il terzo anno di vita.

L.N.