Assegni troppo alti: ora l’Inps vuole i soldi

Non c’è stata nessuna comunicazione e così i tagli hanno scatenato una raffica di proteste

Una sede dell'Inps (Newpress)

Una sede dell'Inps (Newpress)

Prato, 15 gennaio 2019 - Brutta sorpresa per i pensionati pratesi. L’assegno di gennaio inviato dall’Inps è più basso del previsto. In centinaia di casi la pensione arrivata nelle tasche dei cittadini pratesi è stata di un importo inferiore al dovuto. Il motivo? In gergo si parla di «ricalcolo della piattaforma fiscale». In parole povere significa che nell’arco del 2018 l’Inps ha applicato una tassazione sbagliata e adesso rivuole i soldi indietro. Un errore che ora si traduce in una bella doccia fredda: sì, perché la tassazione sbagliata applicata dall’Inps ha fatto sì che gli importi degli assegni fossero più alti del dovuto. Soldi che adesso vanno restituiti. Una vera e inattesa doccia fredda visto che in alcuni casi si tratta anche di belle cifre da restituire allo Stato. Gli importi variano da caso a caso, ma per molti non si tratta proprio di spiccoli. Alcuni pensionati hanno scoperto di dover restituire all’istituto di previdenza oltre 1200 euro. I soldi verranno trattenuti sulle pensioni successive. In due tranche: a gennaio e febbraio. Solo per chi ha un reddito inferiore a 18mila euro la rateizzazione sarà fino a novembre così da non gravare troppo sull’economia familiare. Una bella batosta: ci sono casi in cui gli anziani dovranno restituire oltre 500 euro al mese su una pensione totale di 1200 euro.

Vedere l'assegno di un importo inferiore ha scatenato il panico tra i pensionati pratesi tanto che in questi giorni (l’assegno è stato riscosso il 3 gennaio) i Caf e i patronati dalla città sono stati presi d’assalto. «In queste ultime ore sono venute molte persone a chiedere spiegazioni. Il problema principale è legato ad una mancata comunicazione da parte dell’Inps che ha mandato le persone in confusione. Insieme alla pensione decurtata non è stata consegnata nessuna comunicazione che ne spiegasse il motivo. E così in tanti si sono preoccupati, ovviamente», spiega Giovanni Carnesi del patronato Enasc di via Guevara. Stesso copione al patronato Inca della Cgil: «Anche qui abbiamo avuto casi di pensioni decurtate. La spiegazione è semplice. E’ stata applicata una tassazione sbagliata e nel 2018 gli assegni consegnati erano più alti del dovuto», dicono dallo sportello di piazza Mercatale.

Il problema è la restituzione. Quanti cittadini sono coinvolti è difficile dirlo: di sicuro tutti coloro che percepiscono due assegni (ad esempio chi ha una pensione di reversibilità del coniuge), ma non sono i soli. «È risultato che nel 2018 è stata trattenuta una quota più bassa del dovuto e adesso purtroppo i soldi vanno restituiti», aggiunge Carnesi.

Insomma un errore dell’istuituto di previdenza che ricade tutto sulle spalle dei pensioni e soprattutto sull’economia familiare. È la stessa Inps a spiegare quanto accduto. «Il minore importo sulla rata di gennaio è l’effetto del conguaglio fiscale effettuato per Irpef sui soli redditi da pensioni erogate dall’Inps», si legge nella nota inviata dall’ente.

«Nei casi in cui le ritenute erariali (Irpef) non siano state effettuate mese per mese in misura congrua rispetto a quanto dovuto, sulle rate di pensione di gennaio e febbraio 2019, come di consueto, saranno recuperate le differenze a debito». Unica consolazione per chi ha un reddito più basso: «Per i pensionati con importo annuo complessivo dei trattamenti fino a 18mila euro e conguagli a debito di importo superiore a 100 euro, è stata applicata la rateizzazione fino a novembre».