
Da sinistra, Lucarini, Vivarelli, Monni e Martini
Per mettere in sicurezza la Valbisenzio dopo l’evento alluvionale di novembre ‘23 sono necessari interventi per un ammontare complessivo di circa 52 milioni di euro. Mancano però le risorse, che i Comuni e la Regione chiedono al governo come operazioni rientranti sotto la categoria "lettera D", ossia prioritarie per la mitigazione del rischio ideogeologico. Lo hanno fatto sapere l’assessore regionale alla Protezione Civile, Monia Monni, ed i sindaci della Vallata al termine di un incontro svoltosi ieri in Comune a Vaiano fra Regione, amministrazioni comunali e tecnici per fare il punto della situazione. Alla fine del confronto, al quale ha partecipato anche il consigliere regionale Marco Martini, i partecipanti hanno lanciato anche un appello alle istituzioni nazionali con l’obiettivo di arrivare alla redazione di un piano strutturale per la sicurezza del territorio e delle comunità.
"Insieme ai tre Comuni, abbiamo realizzato interventi per 11 milioni di euro in somma urgenza che hanno permesso il ripristino dei luoghi colpiti dall’alluvione. Inoltre, la Regione ha erogato circa 820mila euro di contributi alle famiglie della Valle - ha detto Monni - ma è il momento di passare dalla gestione della crisi alla vera ricostruzione. Per mettere in sicurezza il territorio e ridurre il rischio idraulico, servono più di 52 milioni di euro. E mentre la Regione ha già stanziato 12 milioni di euro di risorse proprie per le progettazioni più urgenti, dal governo non sono ancora arrivate risposte concrete. Serve un impegno serio da parte dello Stato". E’ il Comune di Vaiano a necessitare delle maggiori risorse in termini economici: la sindaca Francesca Vivarelli ha precisato che per mettere in sicurezza il territorio comunale servono 33 milioni di euro. "Abbiamo effettuato diversi interventi con risorse comunali. Altri sono in corso di realizzazione sia sul Trescellere che sul fosso de La Briglia – ha detto – inoltre la Regione ha messo a disposizione due milioni, su più annualità, per il progetto di rigenerazione dell’area ex-Dainelli. Siamo impegnati anche sulle varie progettazioni perché senza progetti non possiamo accedere alle risorse e ai bandi. Ed è proprio quest’ultimo il tema centrale: stiamo aspettando le valutazioni del Dipartimento nazionale di Protezione civile, mentre dal governo ad oggi non abbiamo ricevuto alcuna risorsa".
Vernio ha invece richiesto circa 13 milioni di euro. "Serve anche uno snellimento della burocrazia che adesso ingessa i Comuni – ha aggiunto il sindaco Maria Lucarini – per il ripristino di un territorio ferito come quello di Vernio sono necessari oltre 10 milioni di euro e anche oggi viviamo una situazione di emergenza, con frane che interrompono viabilità e servizi". E poi c’è Cantagallo, con interventi richiesti per circa 6 milioni di euro. "Per le procedure in somma urgenza abbiamo impiegato 4 milioni e 800 mila euro, rimborsati ad oggi al 50% – ha detto il sindaco Guglielmo Bongiorno – La Regione ha supportato i Comuni per tutte le procedure. Il Comune di Cantagallo, con due soli tecnici, non avrebbe potuto seguire 31 interventi di somma urgenza. Però un tavolo, per rimanere in piedi, ha bisogno di tre gambe: finora Comuni e Regione ci sono stati, manca il Governo da cui non conosciamo le intenzioni. Ieri (due giorni fa, ndr) abbiamo avuto la visita del Dipartimento nazionale di protezione civile: su 27 richieste di intervento di ’lettera D’, quindi di miglioramento del territorio e prevenzione del rischio idrogeologico, ha approfondito tre interventi ed effettuato un solo sopralluogo. Siamo decisamente preoccupati". Ed è su queste basi che i tre amministratori hanno chiesto uno sforzo al governo Meloni. "La ricostruzione non può più essere rimandata, la sicurezza del territorio deve diventare una priorità nazionale – hanno concluso Vivarelli, Bongiorno e Lucarini - il governo deve rispondere con risorse adeguate e con un piano che affronti il rischio idrogeologico in modo strutturale. Non possiamo fermarci alle emergenze, serve un progetto di lungo periodo per proteggere le nostre comunità".
Giovanni Fiorentino