Al distretto serve forza lavoro (che non c’è) Patto con la Regione per formare i giovani

L’obiettivo è creare le figure professionali che mancano nel tessile: soprattutto operai e tecnici specializzati all’uso delle nuove tecnologie

di Silvia Bini

Prato rovescia le carte sul tavolo e adegua l’offerta alla domanda. Il distretto crea opportunità e posti di lavoro, ma non ci sono figure qualificate in grado di rispondere alle richieste del mercato. Parte da qui l’idea di creare un protocollo di intesa per formare giovani e meno giovani in base alle esigenze del distretto. Il progetto è ambizioso e vuole andare a colmare quel vuoto generazionale che si è creato anche a causa della crisi del tessile, che ha allontanato le nuove leve. Il distretto c’è e cerca manodopera, creatività e conoscenza dei sistemi informatici. Esattamente la direzione verso la quale viaggia il ’Patto locale per lo sviluppo e il potenziamento delle competenze’, firmato dal sindaco Matteo Biffoni, l’assessore regionale alla formazione Alessandra Nardini, Cgil, Cisl e Uil, Confartigianato, Cna, Confindustria Toscana Nord, Camera di Commercio di Prato e Pistoia, Confcommercio, Confesercenti e Cpia.

Un accordo valido per tre anni e rinnovabile per ulteriori due, che parte dall’analisi dei posti di lavoro a disposizione: l’obiettivo è creare attraverso la Regione (che metterà in campo le risorse), corsi di formazione mirati grazie al contributo delle associazioni di categoria e anche della Camera di Commercio che ha realizzato un’indagine sulla carenza delle figure professionali all’interno del distretto, ma anche sulle esigenze formative nella prospettiva della transizione digitale e della green economy. "Prato è il distretto tessile più grande d’Europa, che ha sempre dimostrato di superare le grandi difficoltà", commenta il sindaco Biffoni. "Il tessile è nuovamente uno degli ambiti più belli e stimolanti per i giovani, attento ai temi ambientali e dell’economia circolare, alla creatività e al valore dell’artigianalità. Formare figure professionali in grado di portare avanti questi valori significa creare occupazione e soprattutto far crescere il valore dell’intero distretto". Cosa cerca il distretto? Cerca manodopera, addetti alla filatura e alla tessitura, cardatori e cimatori mestieri antichi che è necessario insegnare e tramandare ai giovani e a chi cerca di ricollocarsi nel mondo del lavoro. Sono necessari corsi di formazione per insegnare ai periti elettronici diplomati 20 anni fa l’uso delle nuove tecnologie per accompagnarli verso la transizione digitale. "Questo momento è cruciale per impostare una solida ripartenza", spiega l’assessore regionale al lavoro Alessandra Nardini. "Condividere strategie e azioni non potrà che aiutare a migliorare il sistema della formazione regionale. Ma soprattutto mettiamo in campo anche un lavoro che guarda alle filiere produttive, che consentirà di agire concretamente e in base alle esigenze". La logica è quella di supportare il sistema di formazione, facilitare il cambiamento, sviluppare ricerca e accompagnare le imprese nella transizione digitale e green. "La formazione del capitale umano rappresenta un driver di crescita economica e sociale fondamentale – commenta Dalila Mazzi, presidente della Camera di commercio di Pistoia-Prato - È necessario innalzare i livelli di conoscenze e competenze". L’obiettivo è mettere al centro le figure che sono state maggiormente colpite dalla crisi scaturita dall’emergenza Covid, con particolare attenzione verso le giovani generazioni e le competenze femminili. "Con lo sblocco dei licenziamenti nel tessile - chiude Rodolfo Zanieri delegato di Prato Uil - temiamo che la situazione peggiori, queste categorie di lavoratori potrebbero essere i primi per cui chiedere percorsi formativi mirati".