L’ironia, il sorriso, l’amore per la città e la politica. E’ davvero prematura la scomparsa di Renzo Baroncelli, ex presidente del consiglio provinciale nella seconda giunta Mannocci, socialista da sempre, persona per bene, uomo delle istituzioni, rispettato e stimato in modo trasversale. E’ morto ieri a 71 anni a causa di un male feroce contro il quale ha combattuto per mesi, senza parlarne quasi a nessuno, cercando di fare la vita di sempre. Per questo la notizia della sua scomparsa ha lasciato sgomenti gli amici, le tante persone che lo conoscevano. Il funerale sarà celebrato lunedì alle 10.30 nella Chiesa di San Bartolomeo in piazza Mercatale, la salma è esposta alle cappelle del commiato della Pubblica Assistenza. Baroncelli lascia la moglie Luciana, i figli Leonardo e Tommaso. Lascia un vuoto in tante persone, che non dimenticheranno la sua disponibilità, l’arguta leggerezza della sua intelligenza, la memoria storica sulle cose della politica, soprattutto sulle storie di Prato. Abitava in piazza Mercatale, era stato funzionario di banca e continuava ad essere consulente finanziario. Laureato in scienze politiche, era iscritto al Psi da molto prima che l’inchieste di Tangentopoli spazzassero via buona parte della classe dirigente del partito, ma non gli ideali di tante persone come lui. Baroncelli è stato consigliere provinciale e presidente di quel consiglio, è stato soprattutto un socialista. Lasciata da tempo la politica attiva, amava però ancora discuterne, come si faceva una volta, con le sue lucide analisi, la libertà e l’onestà intellettuale che facevano parte di lui. L’altra sua passione era il calcio, da grande tifoso della Juventus qual era e da abilissimo giocatore di fantacalcio, al quale si dedicava da anni con perizia e allegria. In molte leghe cittadine di fantacalcio sarà osservata una giornata di stop al campionato in segno di lutto. Anche nel gioco un segno d’affetto per una persona speciale.