A Palazzo Pitti la mostra su Levy Grazie al Museo della deportazione

Pittore tedesco vissuto anche a Firenze, morto nel campo di sterminio

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PRATO

A quasi ottant’anni dalla morte avvenuta ad Auschwitz, le Gallerie degli Uffizi rendono omaggio a Rudolf Levy, grande pittore espressionista tedesco, nonché allievo di Matisse. "Rudolf Levy. L’opera e l’esilio" è il titolo della mostra appena inagurata a Palazzo Pitti: copre tutta l’attività dell’artista con l’allestimento di 47 opere e sarà visitabile fino al 30 aprile. Racconta la tormentata esistenza di Levy, nato nel 1875 e morto nel 1944, attraverso i suoi dipinti, dagli anni giovanili fino a quelli dell’esilio, tra cui gli ultimi trascorsi proprio a Firenze. L’idea della mostra parte da Prato, dal Museo della Deportazione, come spiega la direttice Camilla Brunelli (nella foto). "La dobbiamo allo storico berlinese Klaus Voigt – ricorda –, purtroppo scomparso nel settembre del 2021, ma che ha fatto parte fino alla morte del Comitato scientifico del Museo. Un’idea subito accolta con grande entusiasmo dal direttore degli Uffizi Eike Schmidt. Grazie anche all’apparato documentario curato da Voigt, la mostra rende omaggio alla vicenda umana di persecuzione, esilio e deportazione di Levy". Camilla Brunelli è anche la curatrice della mostra insieme a Susanne Thesing, autrice della monografia su Levy, e Vanessa Gavioli degli Uffizi. La mostra di Palazzo Pitti ha lo scopo di far conoscere Levy al grande pubblico. A causa della feroce repressione nazista nei confronti degli ebrei e contro la cosiddetta "arte degenerata", le opere dell’artista presenti nelle collezioni dei musei tedeschi andarono in larga parte trafugate o disperse.

Levy inizia a dipingere in Germania, si trasferisce poi a Parigi, dove frequenta la scuola di pittura di Henri Matisse. Dopo aver combattuto nella prima guerra mondiale, va a vivere a Berlino. Poi le persecuzioni naziste e l’esilio: Maiorca, Francia, Stati Uniti, Dalmazia, Italia. Nel 1941 arriva a Firenze: nella sua stanza-atelier a Palazzo Guadagni in piazza Santo Spirito, Levy ritrova la perduta felicità creativa e fino al 1943 realizza oltre cinquanta dipinti, in prevalenza nature morte e ritratti. Il 12 dicembre del 1943, dopo l’occupazione tedesca, viene arrestato e incarcerato alle Murate, quindi a Milano a San Vittore. Il 30 gennaio 1944 è messo su un treno per Auschwitz, lo stesso sul quale venne deportata Liliana Segre. Viene presumibilmente avviato subito alle camere a gas perché considerato troppo vecchio per essere utilizzato per il lavoro. Non viene nemmeno registrato e la sua presunta data di morte è quella dell’arrivo del convoglio ad Auschwitz, il 6 febbraio 1944.