Sei ergastoli e due assoluzioni per l’omicidio di Ciro Cozzolino, avvenuto a Montemurlo il 4 maggio 1999. Una storia tormentata dal punto di vista giudiziario, con tre condanne all’ergastolo a carico di Vincenzo Ascione, Michele Chierchia e Vincenzo Oliviero che furono poi ribaltate in appello, con le assoluzioni confermate anche in Cassazione. Ieri alle 19 la vicenda si è arricchita di un nuovo passaggio fondamentale: la decisione della corte di condannare all’ergastolo Palmerino Gargiulo, del clan camorristico dei Francois all’epoca legato al clan Birra-Iacomino di Ercolano, Giovanni Birra detto ‘Giovanni a Mazza’ capo storico del clan Birra, suo fratello Antonio Birra, Stefano Zeno, cognato di Giovanni Birra, Giacomo Zeno, fratello di Stefano, per aver svolto diversi sopralluoghi sul luogo del delitto, Giuseppe Chierchia, figlio di Michele Chierchia, vertice del clan dei Francois; assolti invece Gerardo Ascione, difeso a Antonino Denaro, e Salvatore Di Dato, difeso da federico Febbo e Costanza Malerba. Tra gli altri difensori figurano anche Manuele Ciappi e Valeria Fontana. Il pubblico ministero Tommaso Coletta, che aveva ereditato il processo dal collega Pietro Suchan, nel frattempo promosso all’Europol in Olanda, aveva chiesto l’ergastolo per tutti. Solo per Lorenzo Fioto il pm aveva chiesto il non doversi procedere.

L’omicidio di Ciro Cozzolino è anche uno spaccato terribile e nascosto della nostra città, un quadro che molti vogliono fingere di non vedere. La presenza della camorra a Montemurlo fa paura, ma c’era nel 1999 — quando fu ucciso Cozzolino — e c’è probabilmente oggi, legata a doppio filo al commercio degli stracci.
Quel 4 maggio 1999 Cozzolino fu freddato in via Pascoli a Montemurlo il 4 maggio 1999. Gli scaricarono addosso sei colpi con una Makarov, una pistola da guerra, non appena salito sulla sua Audi A3 nera. A sparare fu il reo confesso Gerardo Sannino, poi pentito, tanto da “meritarsi“ una pena estremamente mite: 8 anni per un omicidio a sangue freddo. Serviranno novanta giorni per leggere le motivazioni della sentenza e sapere perché la corte ha messo un punto con queste nuove condanne, destinate a essere discusse di nuovo in appello. Di certo c’è il legame tra quei colpi e la camorra degli stracci, quella che non esita a sparare se qualcuno — come Cozzolino — decide di fare di testa sua e mettersi contro un vero e proprio monopolio. E si pianifica il tutto, come un romanzo criminale. Le riunioni, l’affidamento dell’incarico, i sopralluoghi. Il primo tentativo va a vuoto, il secondo invece viene affidato a un killer professionista — Sannino — che arriva a Montemurlo con una foto della vittima. La trova. La fulmina. Poi torna serenamente a casa.