Prato, 19 settembre 2013 - Il marchio Sasch continuerà a vivere, ma con una nuova proprietà. Russa. Manca solo la firma sull’atto di vendita ed arriverà a breve, ma l’intesa è raggiunta e presto sarà messa nero su bianco. Dopo i due tentativi della curatela fallimentare di vendere il nome Sasch e i marchi collegati con un bando (andato deserto), si è passati alle trattative dirette e si è fatta avanti una società russa. L’offerta sul piatto si aggira sui 400mila euro; molto meno, dunque, dei due milioni che la curatela sperava di incassare, ma di fronte a così poche manifestazioni di interesse non è rimasto altro che accettare.
Intanto sono giorni delicatissimi per la vicenda giudiziaria che riguarda il crac dell’ex colosso della moda low cost. Ieri si è tenuta una nuova udienza davanti al collegio del tribunale, chiamato a decidere sulla conferma dei sequestri a carico degli ex amministratori, in testa il sindaco Roberto Cenni; le indiscrezioni della vigilia sembravano fiduciose verso un rinvio, per agevolare la trattativa fra la curatela e le parti del fallimento per il raggiungimento di un accordo economico. In realtà il collegio, presieduto dal giudice Francesco Antonio Genovese, a latere i giudici Alfonsina Manfredini e Ada Raffaella Mazzarelli, ha trattenuto il caso in decisione, il che significa che a breve si esprimerà. Venti giorni il limite che ha indicato il collegio, quindi la strada per la trattativa di cui sopra è sempre aperta, ma stretta nei tempi.

In questi venti giorni, dunque, la vicenda Sasch correrà su un triplo binario: da una parte il tribunale lavorerà per decidere se confermare o meno i sequestri stabiliti nel febbraio 2012 dal giudice Brogi, i famosi 84 milioni di euro poi dimezzati in corsa. Dall’altra curatela fallimentare e l’abbondante gruppo degli ex amministratori, che comprende anche sei membri della famiglia Cenni e quattro della famiglia Giovannelli: siamo ancora in una fase più che embrionale, ma sembra esserci la disponibilità di trovare un punto d’accordo sulla cifra chiesta dalla curatela come risarcimento (cifra di diverse decine di milioni di euro). Da non dimenticare poi che c’è sempre l’indagine penale, della quale al momento non si sa più niente.
Dopo i sequestri disposti nel febbraio 2012 le tappe più importanti furono la decisione di dimezzarne l’importo, con dissequestro totale per alcune figure marginali, e i conseguenti ricorsi da parte di tutti, curatela compresa. Ricorsi poi riuniti e che adesso attendono l’ultima parola da parte del collegio.
Infine, è ancora aperta la vendita del marchio Sasch e dei marchi collegati. Il bando promosso dai curatori è andato deserto, ma sono stati avviati contatti diretti che potrebbero portare a breve a una svolta (e mettere in cassa un po’ di liquidi).

di Luca Boldrini