Prato 15 settembre 2013- CI SAREBBERO segni compatibili con uno strangolamento. Sarebbe questo uno dei primi particolari — non di poco conto — emersi dall’autopsia che è stata svolta ieri pomeriggio dal medico legale Brunero Begliomini. Ancora la certezza non c’è perché serviranno ulteriori analisi ed esami a conferma di questa ipotesi.
Maria Grazia Centauro, in Maranghi, 81 anni, dunque sarebbe stata uccisa e non sarebbe morta di morte naturale. L’attività deve essere conclusa ma questo primo accertamento potrebbe gettare una luce diversa sulle affermazioni del marito della vittima, Sergio Maranghi, 86 anni, che alle quattro di notte di venerdì, nell’appartamento di via Guasti 8 dove si è consumata la tragedia, avrebbe detto alla figlia Laura di averla «soffocata». Frasi che, poi, l’anziano ha riferito anche al capitano dei carabinieri Stefano Verlengia di prima mattina, ma che non ha riconfermato agli investigatori qualche ore dopo, intorno alle undici. Le affermazioni dell’uomo («l’ho uccisa», «l’ho soffocata, o ci aveva pensato prima lei?») sul momento non hanno convinto gli inquirenti, il sostituto Benedetta Foti e il procuratore capo Piero Tony, che avevano chiesto cautela finché non fossero arrivati i risultati dell’autopsia.

E, purtroppo, dall’esame sono emersi i primi inquietanti riscontri che pdarebbero conferma a quelle che sembravano le «farneticazioni» di una persona anziana, affetta da una grave forma di depressione. E’, comunque, tramontata l’ipotesi della morte naturale. L’autopsia è stata svolta ieri pomeriggio proprio perché nei casi di strangolamento i segni sul collo della vittima sono visibili dopo almeno 24 ore dal decesso. Segni che sarebbero stati rilevati durante l’esame autoptico.Sarebbe stato perfino escluso il soffocamento con un cuscino come ipotizzato in un primo momento. Chiunque abbia ucciso Grazia Maranghi lo avrebbe fatto a mani nude, ossia l’avrebbe strangolata.

PER LA CERTEZZA, però, si dovrà attendere ancora qualche giorno. Sergio Maranghi, intanto, si trova ricoverato nel reparto di psichiatria dell’ospedale da venerdì mattina dopo che è stato ascoltato dai carabinieri nella sua casa di via Guasti — dove i coniugi vivevano con la figlia proprio perché molto malati — in presenza dell’avvocato Cristiano Toraldo. In questo secondo colloquio Sergio non ha riconfermato la versione dell’omicidio avvalendosi della facoltà di non rispondere. Poi, su consiglio del medico curante, è stato portato in ospedale a causa dello stato confusionale in cui si trovava.
Maria Grazia e Sergio Maranghi erano sposati da oltre sessant’anni. Lei pianista, lui professore di matematica, si erano conosciuti grazie a un’amica comune. Poi il matrimonio. Grazia lascia il piano e apre una boutique per signora che avrà molto successo espandendosi fino a Pistoia e conquistando anche Forte dei Marmi.

I due erano gravemente malati. Non solo la depressione certificata dai medici e per la quale la figlia Laura aveva richiesto a fine agosto l’accompagnamento all’Asl. Grazia qualche anno fa era stata colpita da un’emorragia cerebrale che non le aveva tolto la lucidità ma che le aveva dato problemi di deambulazione. L’anziana era stata dimessa dall’ospedale proprio giovedì pomeriggio dopo un ricovero durato più di un mese a causa di una broncopolmonite bilaterale. Il marito era molto ansioso per il ritorno a casa della moglie, come raccontato un vicino di casa che faceva alcuni lavoretti dai Maranghi e la donna delle pulizie.
Aveva paura che gli infissi facessero passare gli spifferi e che Grazia avrebbe avuto freddo.
«Gli ho preparato una minestra di verdura — ha detto la figlia Laura a La Nazione — La mamma chiamava il babbo, voleva solo lui accanto. Poi, l’ho sistemata per la notte. Le ho messo due cuscini dietro la testa. La mattina alle quattro l’ho trovata nella stessa posizione». Sergio le aveva preparato anche un poesia per il rientro. Possibile che nella notte abbia maturato l’intenzione di ucciderla? Era stanco di vederla soffrire?
Il mistero resta.