Prato, 9 luglio 2013 - Divieto di avvicinarsi alla casa familiare e di vedere le figlie. Un provvedimento adottato dal gip del Tribunale di Prato su richiesta del pm Antonio Sangermano nei confronti di un 43enne pakistano, R.N., accusato di aver maltrattato fisicamente e psicologicamente la moglie, una cinese di 38 anni.

La coppia è sposata dal 2004 e le violenze sono cominciate almeno nel 2008. Per almeno cinque volte la donna è finita all'ospedale, anche con lesioni serie. Il motivo di tanta violenza: il suo rifiuto di conformarsi alle tradizioni culturali e religiose dell'uomo, di fede islamica. Vessazioni fisiche, ma anche di ordine psicologico: "Sei solo la madre dei miei figli", le diceva per giustificare i suoi ripetuti tradimenti, adducendo anche il fatto che la poligamia è accettata nella sua tradizione. E poi c'erano le botte, più volte e con ferocia: calci e pugni, anche davanti alle figlie minorenni.

Quando la donna ha cercato di avviare le pratiche per la separazione, il marito si è opposto con violenza. Lei però si è ribellata e ha presentato diverse denunce, fino a ieri, quanso la Squadra mobile della Questura di Prato ha notificato al pakistano le misure interdittive.