Prato, 5 ottobre 2012 - Questa volta a dover aprire il portafogli è Equitalia. Chiamatele “cartelle pazze” o più semplicemente notifiche fantasma, il risultato è che il giudice ha dato ragione al multato, che deve riavere indietro l’importo pagato ingiustamente.

La vicenda riguarda una nota concessionaria di automobili di Prato, che nel 2010 vide arrivare all’improvviso l’ufficiale giudiziario nei suoi uffici. C’erano delle cartelle, cinque per l’esattezza, che non erano state saldate e quella mattina l’ufficiale si era presentato per eseguire il pignoramento. Per lo più si trattava di violazioni al codice della strada, emesse anche dai comuni di Roma e di Praia a Mare.

L’obiezione del titolare della concessionaria fu semplice: "A me queste cartelle non sono mai state notificate".

Nell’imbarazzo del momento, il pignoramento fu comunque eseguito: mobili, arredi e strumenti degli uffici come le fotocopiatrici furono “congelati” fino all’importo di oltre 5mila euro.

L’imprenditore non si diede per vinto: lasciò che l’ufficiale giudiziario facesse il suo lavoro, ma incaricò subito il suo avvocato di cominciare la battaglia a suon di carte bollate.

Il legale si oppose in commissione tributaria per due cartelle, ottenendo ragione e riducendo così l’importo a circa 3mila euro; per le altre la strada da seguire era quella del tribunale. Alla vigilia dell’asta fissata per mettere all’incanto i beni destinati alla vendita, la scelta di pagare Equitalia, pur nella consapevolezza di avere ragione. Per evitare di bloccare l’attività commerciale, tuttavia, Equitalia fu saldata.

Con una sentenza pubblicata il 27 settembre, il giudice civile Maria Novella Legnaioli ha, però, riconosciuto che Equitalia aveva torto, condannandola (in solido con i comuni di Napoli e di Praia a Mare) a rimborsare gli oltre 3mila euro alla concessionaria.

Nella sua memoria, il legale della società non ha trascurato di sottolineare un passaggio che ha del comico: una delle notifiche risulta effettuata a una donna indicata sulla ricevuta dal messo notificatore come “moglie convivente”… della società. "Ma, essendo una persona giuridica, una società è evidentemente soggetto inidoneo al matrimonio", scrive l’avvocato, non senza una punta di sarcasmo.

di Luca Boldrini