Prato, 24 aprile 2012 - UNA BIDONVILLE al Macrolotto Due. Le pattuglie dei vigili urbani che ieri pomeriggio intorno alle 18 sono intervenute in via Chemnitz a seguito di un esposto dei cittadini pensavano di trovarsi di fronte al «classico»  blitz in un capannone gestito da cinesi. E invece quello che hanno scoperto una volta entrati all’interno della fabbrica ha lasciato tutti senza  fiato: una baraccopoli in piena regola, degna delle favelas brasiliane.

QUELLO che di solito nelle ditte italiane viene utilizzato come piazzale per il carico e scarico o parcheggi o era stato trasformato in una sorta di cittadella, dove fare abitare (meglio sarebbe dire: dormire) chi lavora all’interno della fabbrica. Tutto naturalmente abusivo e costruito con materiale di fortuna:  compensato, metallo, container e resti roulotte. Disumane le condizioni igieniche: scarichi a cielo aperto, mancanza di luce,  «camere da letto»  (in totale ne abbiamo contate 19) grandi a malapena per farci entrare un materasso e le valigie. Quest’ultime tutte rigorosamente piene di vestiti, pronte per l’uso in caso di controlli indesiderati. E poi bagni e docce in comune, appendiabito lungo i corridoi, tre cucine dove preparare da mangiare per tutti e un piccolo spazio all’aperto dove stendere il bucato (fatto rigorosamente con l’unica lavatrice disponibile).
 

Imponenti le dimensioni della bidonville: circa 700 metri quadri di totale abusivismo, dove fra corridoi e cunicoli c’è il rischio di perdersi. Di cassonetti della spazzatura nemmeno l’ombra. I rifiuti, assieme agli scarti delle lavorazioni, venivano abbandonati in enormi sacchi neri proprio all’angolo fra via Chemnitz e via di Maiano.

 

L’INTERVENTO dei vigili urbani ha colto di sorpresa gli stessi abitanti della bidonville. Quando la polizia municipale è arrivata ne ha trovati due intenti a dormire, oltre a qualche bambino che giocava in spazi angusti. Sul posto è intervenuto anche il personale dell’Asl per verificare le condizioni igieniche e lo stato in cui versavano i lavoratori.


IL CAPANNONE, di proprietà italiana (gli interessati sono immediatamente accorsi in via Chemnitz) è stato posto sotto sequestro. All’interno gli operai cinesi realizzavano accessori per le griffe d’alta moda.


"LE OPERAZIONI sono andate avanti fino a tarda serata - ha spiegato il comandante della polizia municipale, Andrea Pasquinelli - I cinesi controllati avevano tutti il documento, ora dovremo capire se c’erano anche dei clandestini. Con un ordinanza del sindaco chiederemo l’inagibilità dell’immobile. Intanto abbiamo sequestrato anche i macchinari».
 

E ai proprietari? «A loro — conclue il responsabile della polizia municipale — invece verrà intimato di demolire gli abusi e di mettere a norma la struttura. Come mi è stato confermato dai vigili presenti in via Chemnitz si tratta di un caso unico nel suo genere. Non ci eravamo mai imbattuti in una baraccopoli di queste dimensioni, così tanto abitata e così organizzata. Che organizzata a suo modo lo è, seppur se in condizioni di estremo degrado».
 

Stefano De Biase