Prato, 7 luglio 2011 - Ecco un altro blocco di domande per Panariello da parte dei lettori de "La Nazione".

Tanti complimenti per il tuo spettacolo! Divertente, senza tante volgarità e parolacce come purtroppo adesso tanti ci propinano!
Gio 65
«Far ricorso a un linguaggio pulito, è diventata col tempo una mia prerogativa. Iniziai molto colorito e una volta in tv con Torno sabato m’imposi di non snaturarmi e mi attirai gli strali per il personaggio col marsupio. Poi sfidai me stesso: puoi farcela anche senza parolacce. E pensa che ho messo bocca per cancellare espressioni troppo forti nei copioni del prequel di Amici miei e di Natale in Sudafrica».
Renato Zero si è mai arrabbiato per le tue imitazioni?
Annamaria Masini
«Anzi... Tutto cominciò a Italia uno: Cecchetto propose a me e Pieraccioni di fare una falsa intervista a un falso Renato Zero. Ma che sembrasse vera. Cecchetto restò stupito dalla riuscita. E il vero Renato Zero mi raccontò che vedendola in tv telefonò a suo fratello-manager: “Ahò, ma te ricordi quanno l’abbiamo fatta ’sta intervista?“. A Firenze alcune vecchiette mi hanno raccomandato: Signor Renato, ci saluti Panariello. E Renato ha trovato di che vendicarsi: ha preso un pacco di mie cartoline e le autografa col mio nome. Anche se un’altra volta a piazzale Michelangelo a Firenze, quando avevo un po’ più pancia un signore mi riconosce, si eccita un po’ e rivolto agli amici urla: “Ecco Pantaleo Corvino“. Mi aveva scambiato per lui».
E a proposito di pallone, ecco una domanda in tema:
Giorgio, compraci il Prato calcio.
Un malato biancazzurro
«Vorrei sfatare il mito della mia posizione economica. Qualche volta i giornali locali hanno riportato che io sarei il miglior contribuente di Prato. Secondo Vieri, terzo Benigni. Ma non vuol dire che sia più ricco di loro. Semmai, pago più tasse. Io più ricco di un calciatore e di un premio Oscar è una leggera incongruenza. Come direbbe Sirvano il mio personaggio: Vaja vaja.Non ho i loro soldi, la mia vita ha avuto una svolta nel 2000 con Torno sabato. Ho comprato casa e un terreno per i miei cani. Ma non ho beni al sole. Il Prato? Lo compri Vieri».
Giorgio, tu fai molta solidarietà. Da cosa nasce questa tua sensibilità?
Federico
«Nasce dall’aver conosciuto cosa vuol dire toccare il fondo. A trentacinque mi portavano piatti di pasta per farmi mangiare, che da solo non sempre ce la facevo. Così, quando posso, do un aiuto. Come testimonial per il Meyer o per altre buone cause. Però, se vado all’ospedale o a trovare una persona ammalata di Sla non mi porto dietro il Tg1. E dico di più: Gigi D’Alessio, un personaggio ora fischiato per le sue scelte politiche guadagna molto e spende tantissimo in solidarietà. E mi piace che lo si sappia in giro».
Cosa ne pensi della concorrenza sleale dei politici a voi comici?
Giorgio
«È il tema del mio spettacolo “Panariello non esiste”. La realtà che supera la fantasia. Mentre io sono suil palco a dire le mie battute o a casa a scrivere un testo, a Montecitorio c’è qualche deputato che sfodera cose migliori delle mie. E migliori di quelle che hanno immaginato Monicelli o Risi. E non solo la politica. L’attalità, la cronaca, la tav, il batterio killer. E Avetrana. Ma vogliamo lasciarla in pace la povera Sarah? E i reality: un giorno mi si presenta uno che mi fa: Sono arrivato terzo alla talpa del 2006”. Per fare soldi o rischi di andare all’Asinara o vai all’Isola dei famosi».
Ti chiamano a fare lo spettacolo a Prato perché sei amico del sindaco Cenni?
«In politica io la penso in modo opposto a Cenni. Come del resto Chechi che ha avuto una carica simile alla mia. Però Roberto è mio amico, lo stimo da sempre, da quando con la Sasch ci ha sostenuti in Aria fresca e Vernice fresca e ho accettato di diventare suo consulente. Anche perché oggi destra e sinistra non sono più quelle di quando ero ragazzo io e Pisapia, De Magistris lo confermano. A Montignoso mi hanno negato una cittadinanza che volevano darmi, allarmati per il ruolo - gratuito - datomi da Cenni. Forse hanno fatto confusione fra consigliere del sindaco e consigliere comunale. ma togliere una cittadinanza onoraria che non è mai stata data, questo sì che fa ridere».
Come vorresti esSer ricordato fra 200 anni nel Dizionario dello spettacolo?
Federico
«Vorrei ci fosse scritto: lo meritava».