Prato, 30 maggio 2011 - Ha inforcato la bici, una mountain bike, e con tutta la forza che aveva nelle gambe ha iniziato a pedalare, lontano da Prato, lontano dalla casa dove poco prima aveva avuto una discussione animata con la sorella maggiore. E’ iniziata così la 'fuga' di un adolescente, uno studente di 14 anni, che nel primo pomeriggio di domenica, dopo la lite con la sorella, è stato segnalato da alcuni automobilisti alla centrale della polizia stradale di Firenze mentre in sella alle due ruote stava percorrendo la Firenze-Pisa-Livorno.


Erano le 14,15 quando il giovane ciclista, fra l’altro ben allenato, è stato intercettato da una pattuglia della polstrada all’altezza dello svincolo di Lastra a Signa direzione mare della strada di grande comunicazione, che collega il capoluogo toscano alla costa. E di chilometri ne aveva già macinati dalla città laniera per raggiungere la provincia fiorentina. Molto probabilmente il ragazzo era entrato da Signa e aveva iniziato a pedalare in un tratto difficile e in salita, in un’ora molto calda della giornata, ma soprattutto noncurante del pericolo di trovarsi sulla Fi-Pi-Li, un’arteria dalle caratteristiche simili a un’autostrada, dove le auto sfrecciano a 90 all’ora.


Quando il 14enne si è visto avvicinare dagli agenti della polstrada, che hanno chiesto spiegazione della sua presenza sulla superstrada, si è giustificato dicendo che stava facendo un giro con la bicicletta. Tutto qua. Una risposta disarmante, di fronte alla quale i poliziotti della pattuglia della polizia stradale, hanno capito lo stato di disagio in cui si trovava l’adolescente. Avvertiti i familiari, che così si sono tranquilizzati, il ragazzo è stato accompagnato a casa dagli agenti, non prima, però, di avergli spiegato il grosso rischio che aveva corso di essere investito dai mezzi in transito sulla Fi-Pi-Li e dopo avergli dato qualche dritta sul comportamento da tenere secondo il Codice della Strada.


"Le modalità della non previsione o della non accuratezza della valutazione effettuata da parte del ragazzo — afferma la dottoressa Teresa Zucchi, psichiatra e psicoterapeuta — rientra nell’agito: l’agito è una espressione della persona di non riuscire a tollerare certi stati emotivi forti. E’ una risposta difensiva, attuata in modo impulsivo, quando non si riesce a sostenere uno stato emotivo molto forte. E’ comprensibile che durante il periodo adolescenziale con tutte le trasformazioni in corso su vari piani, ci sia la tendenza all’atto che diventa indicatore di una difficoltà a tollerare e modulare stati emotivi".

 E gli adulti come dovrebbero comportarsi? "L’atteggiamento più giusto da parte dei familiari non è semplice: si tratta di attuare quelle modalità indispensabili dall’essere presenti senza essere pressanti, a sapere lasciare spazio per la comprensione e il dialogo. E’ importante non surriscaldare il clima e fare in modo che non ci siano altre tensioni: se la situazione perdura potrebbe essere il caso rivolgersi a uno specialista del settore".