Prato, 2 febbraio 2011 - PER I DETENUTI coinvolti nel progetto di riordino degli archivi del tribunale di Firenze e della formazione sull’attività archivistica «i giorni di festa sono quando vengono a lavorare», come spiegano Paolo Pandi e Giovanni Baldi, i due dipendenti del tribunale che lavorano a contatto con i detenuti-archivisti. Questi ultimi sono soddisfatti e motivati da questa possibilità di svolgere il lavoro esterno (secondo l’articolo 21 dell’ordinamento penitenziario) e di poterlo fare all’interno di un tribunale, sorta di contrappasso dantesco ma stavolta gratificante e non punitivo.

 

Arlind Skuqi, 26enne albanese in carcere per reati di droga (e condannato a 8 anni e quattro mesi) è molto soddisfatto dall’esperienza: «Mi pare una possibilità importante per il nostro reinserimento nella società e mi piace il fatto che alla fine avremo un attestato professionale». Per lui, comunque, a pochi mesi dalla fine della pena, il futuro più probabile è quello nell’attività che faceva da libero: «Ho fatto il muratore, vorrei trovare un’occupazione nell’edilizia, magari in un’azienda gestita da miei connazionali».

 

È ALBANESE anche Gazmor Haxhillar, 33enne, che ha sulle spalle una condanna per tentato omicidio e rapina aggravata e dovrà restare in carcere fino al gennaio 2013. «Questa opportunità che ci viene data è una cosa che mi aiuta tanto. Io spero di restare a Prato, una volta scontata la condanna, perché qui ho la mia famiglia e vorrei trovare un lavoro come operaio o manovale».

 

Diversa è la storia di Domenico, 47enne di Eboli (la cittadina in provincia di Salerno, resa famosa dal romanzo di Carlo Levi) che sconta una condanna all’ergastolo. In carcere da 21 anni “effettivi” (26 contando i giorni di permesso e gli sconti vari) spera tra qualche anno di poter uscire: «Questa esperienza è è una buona chance per il futuro, per aiutarci a rientrare nella società.

 

Ci fa sentire utili, coinvolti dalla società. Per me è importante, tanto che a volte durante i permessi vado a fare volontariato all’Aurora per aiutare persone più sfortunate di me».
Un futuro se lo sta costruendo anche Julian Mecaj, 35enne albanese, che studia “scienze di governo” alla facoltà di Scienze politiche e che fra due mesi uscirà: «Per me è un’esperienza che ha valore integrativo rispetto al mio curriculum universitario. è un’opportunità per costruirsi una carriera». Perché alla fine, come dice Domenico, con progetti come questo «si rivede un po’ di luce».