Prato, 1 ottobre 2010 - TROPPI POCHI spazi verdi fruibili, punti di aggregazione, parcheggi accessibili, una nuova palazzina che proprio non piace. Al grido di «giù le mani dall’ex cementizia Marchino», i cittadini de La Macine coordinati da Luciano Nappini e dall’avvocato Luca Bertini esprimono forti perplessità sul nuovo piano della riqualificazione del manufatto di proprietà della Valore, su cui il 7 ottobre è chiamato ad esprimersi il consiglio comunale (è già stato approvato in consiglio di circoscrizione e in commissione urbanistica) e chiedono di «bloccare l’approvazione e di rimettere in discussione l’utilizzo dell’intera area».

 

Ci provano perché il nuovo progetto (che sostituisce quello già approvato nel 2004), secondo quanto hanno fatto presente anche nell’assemblea pubblica organizzata dal Circolo Pd Costa Azzurra, non risolve criticità storiche della zona, mentre all’inizio era sembrata una grossa opportunità per farlo. Nel vecchio piano di recupero, dicono gli abitanti, la cementizia veniva salvaguardata e destinata a uso pubblico; venivano realizzati spazi verdi e parcheggi, e pareva tollerabile anche un caseggiato di 7 piani di altezza sulla via Firenze. Oggi il nuovo piano prevede meno costruzioni (una palazzina di quattro piani a mezza costa: più piccola ma, dicono i prossimi vicini, più visibile), la chiusura della cementizia, adibita a uffici; la destinazione al terziario, servizi e residenziale delle altre strutture; il verde sarebbe concentrato per lo più sulla vetta, e i parcheggi, rimarcano, insufficienti e poco accessibili. A dar man forte agli abitanti anche le associazioni ambientaliste: Franco Di Martino di Legambiente, osserva che «si sostituisce un brutto progetto con un altro brutto progetto»; per Fulvio Batacchi e Andrea Abati di Italianostra «il profitto privato non vale il recupero»,«un progetto come questo deve portare soluzioni alla zona in cui nasce». A essere preoccupato anche l’architetto Giuseppe Guanci, presidente dell’Archeologia industriale pratese: «la cementizia è un’icona, con questo piano non la si recupera per niente ma anzi la altera fortemente nella sua struttura, cambiando del tutto la percezione paesaggistica». Il Pd raccoglie le rimostranze e si dice disposto all’apertura. Dal segretario Bruno Ferranti l’assicurazione: «se dai cittadini arriva la richiesta di modifica del piano, in consiglio la prenderanno in esame».

 

Detto fatto: sotto la guida di Nappini e Bertini i cittadini hanno sottoscritto una lettera aperta, da inviare a tutte le forze politiche. Ieri intanto l’assessore all’urbanistica Gianni Cenni è tornato sull’assemblea: «A questo punto il livello politico e amministrativo è nelle mani del consiglio comunale: per questo come assessore non sono intervenuto all’assemblea. Questa variante, da me condivisa e che ha avuto anche la valutazione favorevole da un punto di vista tecnico, ha già visto l’unanimità in commissione urbanistica. Essendo una vicenda maturata internamente al Pd, ci si può anche individuare profili di scontro interno».