ChinaPrato, laboratorio possibile?

La parola della settimana. Di Luigi Caroppo

Prato, 16 febbraio 2019 - Prato dovrebbe diventare la città laboratorio del terzo millennio. Non è il titolo ‘ganzo’ di un festival radical chic, ma la fotografia vera di quanto è cambiata e quanto continuerà a mutare una realtà storicamente dinamica. In questi giorni si festeggia a Prato il capodanno cinese. Nel fine settimana ci saranno cortei con vestiti tradizionali, lanterne e dragoni. Giovedì c’è stato il via con una grande manifestazione. E con la speranza fondata che le nuove generazioni lascino una traccia positiva nella storia pratese.

Perché dovrebbe essere un laboratorio per creare una miscela virtuosa di vite diverse? Lo dicono i numeri. Secondo i dati dell’Ufficio Statistica del Comune, il 2018 si è chiuso con 194.590 residenti, a un passo o quasi dalla storica quota dei 200mila (anche se con gli irregolari il tetto è già stato raggiunto e superato). Con l’ufficialità diventerà nel giro di pochi anni la seconda città toscana. Prato, la città degli immigrati prima dal sud durante il boom economico (dal 1956 al 1966 ci fu una crescita di 40mila abitanti) poi con la grande ondata migratoria degli anni Novanta e Duemila. Ondata sottovalutata negli effetti; socialmente ed economicamente rivoluzionaria. Al 31 dicembre 2018 i residenti stranieri erano 40.536, il 6% in più dell’anno precedente, oltre 2.300 in più in un anno. Il 20,8% della popolazione contro una media nazionale dell’8,5%, numero che fa di Prato il primo capoluogo di provincia d’Italia per rapporto fra stranieri e popolazione residente davanti a Milano.

I cinesi sono la comunità più grande e ormai sono un sostegno per l’economia della città. Senza i cinesi come farebbe Prato ad andare avanti? La domanda se la pongono tanti che hanno a cuore il destino del tessile, dei negozi, degli uffici, degli enti, delle famiglie. La risposta alla domanda dovrà essere nei programmi degli sfidanti a sindaco. Intanto conforta il segnale che arriva dalla scuola: il dialogo funziona, l’integrazione è possibile, lo scambio culturale è ricchezza per tutti.