{{IMG_SX}}Prato, 19 novembre 2008 - Belle di giorno e anche belli di notte. Ma Bunuel purtroppo non c’entra. C’entra invece piazza Stazione eletta da ormai molto tempo a mercato del sesso. Un mercato permanente, per l’esattezza, fatta eccezione solo per i giorni di maltempo. E poiché già pare di sentire il ritornello che "in ogni città la stazione è luogo di prostituzione", è bene precisare che il problema è che questi incontri a luci rosse avvengono a tutte le ore del giorno e proprio sotto le abitazioni. Attuando una sorta di turnazione, prostitute e viados si sono spartiti non solo il territorio ma anche le postazioni. Niente accordi formali ovviamente, sono bastate le regole del commercio: poiché dove si è in troppi a vendere lo stesso 'prodotto' è probabile che non ci sia mercato per tutti, il cambio della guardia si è praticamente imposto da sé.

 

I primi a notare questa alternanza di 'lucciole' di varia nazionalità sono stati ovviamente i residenti della zona. Basta però appostarsi per un po’ o anche solo passare ad orari diversi per accorgersi che il fenomeno è reale. Basta avere l’occhio di chi vuole vedere.

 

Ore 15, piazza Stazione all’incrocio con via Matteotti: nel giardinetto circondato dal parcheggio che dà verso il fiume ci sono alcune giovani cinesi. Ragazze come tante altre, vestite come tutte le loro coetanee. Tanro che il primo pensiero è "non sono prostitute, non possono esserlo". Già perché delle 'belle di giorno' non hanno l’abbigliamento appariscente né i tipici atteggiamenti provocanti. "Dice? E allora che ci stanno a fare lì, a ore intere per di più?": la domanda ironica di uno dei residenti della zona costringe a guardare meglio. Bastano pochi minuti e chi aveva dubbi, è costretto a ricredersi. Si avvicina una berlina, conducente italiano, che contratta un po’ e poi fa salire a bordo una delle giovani orientali. Dopo un po’, allo stesso giardinetto arriva un altro uomo parlotta a lungo con un’altra ragazza, ma la trattativa non deve andare in porto perché alla fine si allontana. Un altro, più anziano, si avvicina a piedi e parlamenta: dall’atteggiamento si intuisce che vorrebbe convincere una ragazza ad andarsene. "Sì, perché ci si esaspera. Queste ragazze 'fanno la vita' - commenta ancora il residente - Arrivano anche di mattina, vestite normalmente, se non piove vengono in bicicletta. Se hanno un 'protettore', le controlla a distanza, io non l’ho mai visto. Tutto alla luce del sole. Dove vanno? Mai seguite. Però ipotizzerei la zona dei Lecci o la salita dei Cappuccini, qui in zona almeno dicono così". 

 

Passa qualche ora, comincia ad avvicinarsi la sera. Il primo cambio della guardia avviene gradualmente: le ragazze cinesi piano piano non le vedi più. Per un po’ non avviene più niente di strano: oddio, qualche senzatetto stravaccato a terra, si sente qualche grido di qualcuno che ha alzato troppo il gomito. Si nota però che dal centro della piazza, attraverso il giardino, sarà perché sui sassolini e sulla ghiaia si cammina maledettamente male, sarà perché è troppo buio, fatto sta che passano in pochi. Viene da chiedersi perché il chiosco, nuovo almeno apparentemente, costruito alcuni anni fa venga lasciato vuoto: non c’è niente e nessuno, né un vigile urbano, né un vigilante, ma neanche una rivendita di bibite o di biglietti. A che serve allora? Uno spreco, vabbè.

 

Quando il buio cala - d’estate dicono che il passaggio di mano avvenga col crepuscolo - vedi arrivare una nuova mandata. Più chiassosa nell’abbigliamento e nei comportamenti. Ci sono anche italiane in mezzo, lo si capisce dall’accento. "Se piove vengono ad infilarsi anche negli atri dei palazzi qui intorno o, se ci sono, sotto le pensiline dei portoni", spiega frettolosamente una signora che sta giusto uscendo di casa. Ma pare che la parte più 'colorita' della faccenda avvenga con la notte, quando arrivano i trans. Le loro voci sono più profonde e talvolta le ore trascorrono lentamente per cui pare che si lancino battute e scherzi a distanza. Anche il rapporto con i clienti è più vivace, meno tranquillo. Qualcuno che abita qui dice di faticare anche ad addormentarsi, soprattutto d’estate quando le finestre sono aperte.

 

La scorsa primavera il problema prostituzione fu oggetto di un esposto presentato da un avvocato e dall’amministratore di alcuni condomini della zona al sindaco e alla polizia municipale. I residenti avevano raccolto le firme e non ne potevano più: sottolineavano il problema di decoro ed igiene, ma anche di sicurezza per la microcriminalità che gravita spesso intorno alla prostituzione; il problema di traffico e di quiete ma anche quello di ordine pubblico, facendo presente lo spettacolo degli adescamenti al quale anche i ragazzini erano costretti ad assistere. Negli ultimi mesi con l’espandersi degli orari, la questione avrebbe assunto coloriture anche peggiori. "L’altra sera rincasavo dopo un cinema, sono scesa dall’auto di un’amica e sono stata abbordata da un’altra vettura: è stato imbarazzante, non si può andare avanti così": racconta una giovane donna.
Le contromisure? La scorsa estate il questore Domenico Savi ha promosso una campagna di repressione del fenomeno che aveva dato qaulche risultato. Secondo i diretti interessati però non basta: confermano che le pattuglie si vedono in zona, a volte portano via qualche straniera o qualche viado e cala qualche ora di tranquillità, ma non basterebbe. "Quasi sempre però ci sentiamo dire che le pattuglie sono impegnate altrove, di chiamare i vigili urbani i quali, altrettanto spesso, ci spiegano che venire sul posto non serve a niente, che dopo due ore queste ragazze tornano da dove sono state portate via: io credo però che, poiché è un commercio, se lo si interrompesse con costanza, sera dopo sera, qualcosa sarebbe destinato a cambiare. Non fosse altro che per salvare i guadagni...".

 

Ed è questo il motivo per il quale la prostituzione tende a migrare: è un problema che non si elimina, ma si sposta. Su questo nemmeno in piazza Stazione si coltivano molte illusioni. "E’ chiaro che sarà così, ma ci saranno pure zone non residenziali dove possono andare, non è mica una questione di principio, queste persone devono pur vivere", è l’opinione più ricorrente anche se non manca chi si schiera a fianco del ministro Carfagna e del suo giro di vite. 

 

E poi c’è la ciliegina sulla torta: il famoso 'danno oltre la beffa' ovvero l’Ici da pagare per gli immobili di lusso. Già, perché molti dei palazzi del quartiere appartengono a questa categoria. Per cui la tassa va comunque versata e magari salata. "Pago al Comune che in compenso non mi manda la municipale quando la chiedo: ma le pare normale?".