Toscana, 25 febbraio 2008 -  In Toscana aumenta il 'peso' della mafia russa e di quella rumena. Il dato emerge dal rapporto annuale  2007 'Legalità e giustizia sociale per una Toscana più sicurà, curato dalla 'Fondazione Antonino Caponnetto'.

 

Un documento che  riassume la situazione per l'anno trascorso, sottolineando allo stesso tempo le prospettive per il 2008.  Secondo quanto illustrato da Salvatore Calleri, presidente della Fondazione, "la Toscana non è terra di mafia, ma la mafia c'è è  non dobbiamo abbassare la guardia".

 

Tre, nello specifico, sono i 'filoni' nei quali si suddivide l'attività fuorilegge: la criminalità  organizzata, la criminalità di strada e l'illegalità diffusa. Nella criminalità organizzata, oltre alla mafia cinese, a quella italiana e ad altre mafie straniere, fa la sua comparsa in modo rilevante la mafia russa, già presente negli anni passati e che oggi vede le sue zone a maggior rischio in Toscana nelle coste della regione, oltre che Forte dei Marmi, Isola d'Elba, Montecatini e Firenze,  soprattutto nel 'segmento' del riciclaggi del denaro sporco.

 

"La Toscana - ha detto Calleri - è un territorio economicamente ricco e che per sua natura risulta permeabile alle infiltrazioni finanziarie mafiose".

 

Secondo quanto emerge dal rapporto annuale, non si tratta comunque di  controlli del territorio come quelli
che si registrano nelle regioni del sud, come Campania, Puglia, Calabria e Sicilia
.

 

"Rispetto a queste regioni - ha spiegato il  presidente della Fondazione - in Toscana manca il consenso sociale alle organizzazioni criminali ed esiste tra cittadini ed  istituzioni una forte identità antimafiosa, oltre che una notevole sensibilità ai valori della legalità e della giustizia sociale".